Ne abbiamo già parlato in diverse occasioni: il 5% circa delle immissioni in atmosfera di gas clima-alteranti di origine antropica è riconducibile ai servizi sanitari, un valore equivalente a circa il doppio delle immissioni legate all’intero trasporto aereo mondiale (si veda, per questi dati, il Lancet). Di queste, circa l’80% delle emissioni può essere ricondotto direttamente o indirettamente all’attività clinica.

Come ricorda Sandra Vernero, Past President dell’associazione Slow Medicine ETS e coordinatrice della campagna Choosing Wisely Italy: «In questo contesto hanno un ruolo molto importante la consapevolezza e l’assunzione di responsabilità dei medici e degli altri professionisti sanitari verso l’adozione di tecniche e comportamenti sostenibili, sia attraverso una maggiore appropriatezza, cioè limitando esami e trattamenti che non sono necessari e possono addirittura apportare danno ai pazienti, sia evitando il più possibile pratiche dannose per l’ecosistema».

Green Choosing Wisely: scegliere con attenzione per l’ambiente

Slow Medicine ha lanciato nel 2012 la campagna Choosing Wisely Italy , nella quale più di 50 società scientifiche di medici, infermieri, farmacisti e fisioterapisti hanno definito oltre 300 raccomandazioni su esami, trattamenti e procedure a rischio di essere utilizzati quando non sono necessari e possono provocare danni.

Il campo si è esteso alla sostenibilità ambientale nel 2022, quando in collaborazione con l’associazione ISDE Italia – Medici per l’ambiente è stata lanciata l’iniziativa Green Choosing Wisely. Nel contesto di questa iniziativa, le società scientifiche italiane sono state invitate non solo a tenere in considerazione le conseguenze ambientali delle pratiche inappropriate come ulteriore motivazione per la loro riduzione, ma anche a sviluppare raccomandazioni orientate in modo specifico sulle pratiche sanitarie particolarmente dannose per l’ambiente.

Come racconta Sandra Vernero, la risposta è stata positiva: «Nel 2023 AIGO – Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri ha pubblicato cinque raccomandazioni per una endoscopia green; ISDE ITALIA – Associazione Medici per l’Ambiente ha pubblicato le raccomandazioni per un Medico di Medicina Generale green (che abbiamo pubblicato anche su Scienza in rete, ndr); e ANIPIO – Società Scientifica Nazionale Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo ha definito le raccomandazioni green per gli infermieri, che tra l’altro mirano a ridurre il consumo di materiale plastico in ambito sanitario.

Nello stesso periodo anche Choosing Wisely Canada, che coordina la rete Choosing Wisely International, ha pubblicato 40 nuove raccomandazioni attente al clima (Climate conscious recommendations) prodotte da oltre 20 specialità cliniche».

Le cinque raccomandazioni per una anestesia green

A febbraio 2025 sono state pubblicate le raccomandazioni della SIAARTI – Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva: cinque raccomandazioni per una anestesia green, le prime nell’ambito della rete Choosing Wisely International.

Come spiega Elena Giovanna Bignami, presidente della SIAARTI, docente all’Università di Parma e direttrice dell’unità di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale universitario della stessa città, le sale operatorie sono tra le aree dell’ospedale a più alto impatto ambientale e gli anestesisti rianimatori con le loro scelte quotidiane, possono contribuire in modo determinante all’adozione di pratiche più sostenibili.

In primo luogo, non tutti sanno che i gas utilizzati per l’anestesia, in particolare il desflurano, sono potenti gas serra e contribuiscono da soli a circa il 5% delle emissioni di gas clima-alteranti dovute ai servizi sanitari. Spiega Bignami: «In particolare un gas oggi ancora molto usato per l’anestesia, il desflurano, ha un indice GWP (Global Warming Potential) pari a oltre 2.500 volte quello della CO2; si tratta di un ottimo farmaco, che presenta caratteristiche chimicofisiche che lo rendono molto veloce sia a entrare in azione sia ad essere eliminato, senza accumularsi nell’organismo. Siamo consapevoli che dal punto di vista farmacologico è sicuramente un ottimo prodotto, tuttavia dal punto di vista ambientale consigliamo – nei pazienti in cui è possibile – di sostituirlo con gas anestetici mano dannosi per l’ambiente o con tecniche anestesiologiche alternative, come l’endovena e l’anestesia locoregionale. Del resto l’uso del desflurano sarà vietato in Unione europea dall’anno prossimo. Un’alternativa possibile per continuare a usarlo potrebbe essere prevedere sistemi che ne impediscano la dispersione nell’atmosfera, ma questo comporta investimenti davvero molto notevoli per adeguare le apparecchiature delle camere operatorie».

La prima raccomandazione della SIAARTI per un’anestesia green riguarda proprio i gas anestetici, mentre la seconda raccomanda di limitare il più possibile il flusso di gas freschi, ovvero la miscela di aria e ossigeno impiegata per rimuovere l’anestetico, in modo da evitare sprechi: «Questa è un’attenzione che ho iniziato ad avere fin da quando ho iniziato a lavorare come anestesista, con Massimo Torre, che è stato uno dei pionieri dell’uso di flussi di gas freschi più bassi possibile. Oggi sul mercato ci sono ventilatori molto più efficienti, che consentono di seguire questo metodo, perlomeno sicuramente c’è questa attenzione nei centri ospedalieri più grandi e dove ci sono medici che si sono formati in tempi più recenti», spiega ancora Bignami.

Altre due raccomandazioni suggeriscono di evitare tecniche, materiali e comportamenti poco sostenibili, in particolare riducendo al massimo il ricorso a materiale monouso. Un punto importante, se pensiamo che le sale operatorie generano almeno il 25% dei rifiuti ospedalieri totali e che circa il 25% di questi è attribuibile alle pratiche anestesiologiche. Per quanto riguarda il materiale monouso, Bignami ricorda di avere visto cambiare le abitudini: «Quando ho iniziato a lavorare, più di 25 anni fa, si utilizzava tutto materiale riutilizzabile, risterilizzato. Poi, per ridurre il rischio di infezioni, c’è stata l’ondata di materiale monouso in plastica. Ora, da poco, sta nascendo una nuova sensibilità che va verso il ridurre l’uso della plastica: non possiamo parlare di un tornare indietro, però, perché i materiali nel frattempo sono migliorati. È un aspetto importante perché si tratta di modificare abitudini che si sono consolidate. Sterilizzare oggetti non monouso è possibilissimo, ma obbliga a una migliore organizzazione, per evitare potenziali errori».

Già la World Federation of Societies of Anaesthesiologists nel 2022 e la European Society of Anaesthesiology and Intensive Care nel 2024 hanno affrontato il tema della sostenibilità in anestesia con importanti documenti di consenso.

Conclude Bignami: «I reparti di anestesia e rianimazione sono presenti in tutti gli ospedali e sono sempre le unità operative più grandi, perché l’anestesista-rianimatore lavora dappertutto: in sala operatoria, in pronto soccorso, in terapia intensiva, in terapia del dolore, in tutte le emergenze e urgenze… trasversalmente a tutto l’ospedale. Per questo può avere un ruolo importante nello spingere e promuovere la diffusione di comportamenti sostenibili, anche con l’esempio. L’anestesista rianimatore, come abbiamo affermato nelle raccomandazioni SIAARTI, dovrà assumere il ruolo di protagonista e promotore di pratiche sostenibili in sala operatoria e in terapia intensiva accanto a chirurghi e operatori sanitari, ma non solo, con il supporto formativo delle società scientifiche».

Come per le altre raccomandazioni sarà ora fondamentale la loro diffusione e implementazione insieme ad un monitoraggio continuo del loro impatto.