Dall’alimentazione fino alla ricerca scientifica, non c’è quasi settore economico che, in qualche modo, non faccia uso di animali. Considera gli animali (Laterza, 2025), il nuovo saggio di Simone Pollo, filosofo e professore alla Sapienza Università di Roma, racconta molte cose che gli animalisti dovrebbero già sapere (si spera), ma oltre a quelle offre degli ottimi spunti di meditazione anche a loro. Chi proprio dovrebbe leggerlo, però, è chi non ha mai pensato seriamente al rapporto tra noi umani e le altre specie, ma che qualche domanda ogni tanto se l’è fatta.

Gli animali come cibo

Considera gli animali, appunto, a partire dal nostro rapporto con chi mangiamo, gli animali in quanto cibo. L’aspetto più rilevante del modo in cui il saggio affronta l’argomento è il suo porci davanti al fatto che noi, oggi, almeno in tutto l’Occidente, possiamo scegliere.

Gli altri animali non possono: un lupo non può vivere di spaghetti, insalata, pasta e fagioli. Fino a non molto tempo fa, neppure noi potevamo farlo: mangiare significava nutrirsi di quello che si poteva, fossero vegetali o animali. Era una necessità e, così come moltissimi animali non possono affatto scegliere perché non onnivori, anche la nostra specie e “gli antenati” avevano poco da scegliere in base a motivi etici.

Ma adesso le cose si sono messe in modo per cui possiamo decidere sia quello che mangiamo sia quello che non vogliamo mangiare. E questo cambia tutto: l’alimentazione non è più legata a ragioni di contingenza o di necessità. Oggi (di nuovo, almeno per quanto riguarda l’Occidente) si sceglie di essere vegetariani, così come di non esserlo. Pur tenendo conto di alcune variabili, come scrive Pollo:

Se siamo in Italia e abbiamo un normale accesso al cibo la nostra sopravvivenza non dipende dal consumo di animali. Per un nativo dell’Artico che non può andare al supermercato, ma deve cacciare una foca per sopravvivere, le cose sono diverse.

Gli allevamenti e la produzione di arrosti come di scarpe

Gli allevamenti industriali: numeri, specie, biomassa, metodi; se interessa (o non si teme) l’argomento, la cosa migliore da fare è leggere il capitolo dedicato a questo tema. E ciò che dovrebbe restare, se si fa mente locale, è la follia raggiunta: produrre arrosti e bistecche con lo stesso sistema con cui si producono scarpe, elettrodomestici e mobili da ufficio, con la differenza che la catena di montaggio è costituita da esseri senzienti. Un aspetto, quest’ultimo, che non è che non venga preso in considerazione: semmai, quando si entra nel campo degli allevamenti, sembra proprio dimenticare che questa produzione riguarda esseri viventi.

Eppure, senza gli animali domestici (dagli schiavi di darwiniana memoria alle simbiosi mutualistiche con il gatto e soprattutto con il lupo, per il quale ormai si parla di coevoluzione e di domesticazione reciproca) e senza l’allevamento (e secondo molti studi senza il lupo) Homo sapiens avrebbe seguito una strada assai diversa. «È perfino difficile immaginare che aspetto avrebbe la vita nel XXI secolo se gli umani avessero continuato a vivere come cacciatori-raccoglitori. Di sicuro non saremmo gli stessi, e c’è da chiedersi se saremmo ancora qui», sottolinea Pollo nel suo saggio.

Di etica ed emozioni

Considera gli animali tocca molti altri punti: gli animali che bene o male sono sfruttati in vari modi ed esistono per quello scopo, e gli animali con i quali invece il rapporto è affettivo (con relative forme di degenerazione). E poi l’innegabile, enorme impatto ambientale della carne, diretto e indiretto, che adesso non può più non essere considerato, nel valutare il rapporto tra noi e gli altri; e anche le alternative, inclusa l’ultima, quella della carne coltivata. Pollo parla anche della sinantropia, cioè la conseguenza del nostro essere specie talmente invasiva in termini di spazio fisico da aver fatto sì che molte specie selvatiche abbiano letteralmente imparato a sfruttare le città come nuove nicchie ecologiche.

Poi naturalmente l’uso di animali in ricerca e qui il saggio “entra nel vivo”: ma gli animali soffrono? Domanda retorica, trampolino per entrare nella sfera morale. Certo che soffrono, e provano emozioni (la paura e anche il dolore sono emozioni, per la scienza): questo è ormai innegabile, e non è più moralmente accettabile ignorarlo. Pollo è un filosofo morale alla fine, ed è qui che dà il meglio.

Non manca un po’ di storia, nemmeno sotto questo aspetto. Per esempio, di come prima Darwin e poi l’etologia abbiano cambiato le cose, facendo sì che diventasse impossibile ignorare quelle emozioni e abilità cognitive che condividiamo con altre specie: «Lo studio del comportamento non ha solo aiutato ad espandere le nostre conoscenze: nel mostrare quanto possa essere ricco e complesso il mondo animale, l’etologia è stata anche un vero e proprio motore di trasformazione morale».

Da filosofo, appunto, Pollo spiega anche le diverse posizioni nell’ambito dell’etica animale, approfondendo le correnti di specismo, abolizionismo, welfarismo, utilitarismo (cioè per esempio l’interesse di chi mangia e di chi viene mangiato). Lo fa quel tanto da consentire di farsi un’idea della materia, che per molti si riduce agli animali “pucciosi” e ai topi da laboratorio, e invece, come spiega il saggio,

Il mondo dell’animalismo è variegato e ricco di sfumature, ma in generale esiste una grande distinzione tra chi ritiene più importante battersi per il riconoscimento di diritti fondamentali agli animali e abolire le pratiche di sfruttamento e chi invece pensa che sia necessario fare i conti con la realtà e impegnarsi per un miglioramento delle condizioni in cui gli animali vengono utilizzati.

Considera gli animali, comunque, non è un monologo: per chi vuole capire davvero come cambia il nostro rapporto con gli animali, sono imperdibili i dialoghi. Come quelli con Giorgio Vallortigara, neuroscienziato di fama internazionale noto principalmente per le sue ricerche sulla lateralizzazione cerebrale negli animali ma che ha anche contribuito significativamente allo studio della senzienza; e quelli con Peter Singer, padre del concetto di welfarismo e degli attuali movimenti per i diritti degli animali. E, sorpresa, c’è anche un paio di ricette di cucina sostenibile “a prova di scettici”, firmate da Chiara Pavan, vincitrice di diversi premi di cucina.