La ricerca scientifica rappresenta una leva strategica per la crescita economica, sociale e culturale dell’Italia. Tuttavia, la ricerca scientifica pubblica nel nostro Paese continua a soffrire di scarse risorse strutturali e della mancanza di meccanismi di gestione autonomi, trasparenti e realmente competitivi.
Rendere strutturale il finanziamento alla ricerca scientifica significa non solo superare la logica emergenziale e i limiti temporali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che scadrà nel 2026, ma costruire finalmente una vera politica della scienza, capace di sostenere nel tempo innovazione, sviluppo e competitività.
Nonostante i ripetuti appelli della comunità scientifica, le risposte istituzionali sono spesso rimaste deboli o episodiche. Abbiamo sperato in un cambio di passo quando l’Aula del Senato, il 19 febbraio 2025, approvò all’unanimità la mozione della senatrice Elena Cattaneo, impegnando il Governo a garantire fondi stabili e bandi annuali per i Progetti di rilevante interesse nazionale (PRIN), a partire dal 2026. È importante specificare che i PRIN rappresentano la spina dorsale di funzionamento della ricerca universitaria e rappresentano un importante sostegno ai giovani ricercatori.
Il disegno di legge di Bilancio approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 17 ottobre 2025 e ora all’esame del Senato introduce un Piano triennale della ricerca e un Fondo Unico per la
 programmazione (FPR), che dovrebbero garantire una maggiore continuità nei finanziamenti. Un segnale finalmente incoraggiante, che tuttavia lascia spazio a più di una riserva, soprattutto per quanto riguarda le risorse destinate ai PRIN.
Secondo quanto indicato nella legge di bilancio, le risorse previste per i PRIN ammontano a 150 milioni di euro a partire dal 2026, una cifra molto lontana da quella necessaria per sostenere in modo strutturale il sistema della ricerca universitaria italiana. Al riguardo, la Senatrice Cattaneo aveva indicato, nella sua mozione, che la cifra necessaria per portare i PRIN a livello degli standard europei fosse di 350 milioni di euro mentre almeno 216 milioni di euro l’anno rappresenterebbero la “soglia minima di sopravvivenza” per il sistema pubblico della ricerca scientifica universitaria. Un investimento, sottolinea la Senatrice Cattaneo, indispensabile non solo per rendere l’Italia competitiva sia nella ricerca di base sia in quella traslazionale/applicata, ma anche per favorire il rientro di valenti ricercatori dall’estero. 
Il Bilancio 2026 può rappresentare un passo nella giusta direzione, ma solo se accompagnato da una visione di lungo periodo e risorse adeguate. Il PTS rivolge, quindi, un appello al governo e a tutte le forze politiche perché sostengano la proposta della senatrice Elena Cattaneo di garantire finanziamenti pubblici stabili e adeguati, garantendo la soglia minima di 216 milioni di euro l’anno destinati ai PRIN.
In un mondo segnato da sfide globali in continua evoluzione, investire con risorse adeguate nella ricerca scientifica, universitaria e non, significa investire nel futuro del Paese, nella sua capacità innovativa, nella sua competitività internazionale e nella formazione delle nuove generazioni di ricercatori.