Si è svolto ieri presso il Senato della Repubblica, un confronto tecnico-scientifico sul progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, organizzato dalla senatrice a vita Elena Cattaneo. Le tre ore di confronto sono state trasmesse in diretta streaming dalla televisione del Senato e seguite in sala da alcune decine di esperti, geologi e ingegneri, oltre ad alcuni rappresentanti della Stretto di Messina S.p.A., tra cui l’Amministratore Delegato Pietro Ciucci.

L’incontro nasce da uno scambio tra Cattaneo e Ciucci, avvenuto in parte sulle pagine del quotidiano La Repubblica, ad agosto di quest’anno. Cattaneo reclamava il diritto di sapere se i dubbi sollevati da alcuni esperti, tra cui l’ex presidente dell’INGV Carlo Doglioni oggi vicepresidente dell’Accademia dei Lincei, fossero stati debitamente presi in considerazione nel progetto definitivo del ponte sullo stretto.

I dubbi di Cattaneo riguardano soprattutto i terremoti, e in particolare se le faglie capaci di generare scosse che metterebbero a rischio il ponte siano state tutte mappate e caratterizzate in modo esaustivo.

Non si può non condividere il bisogno, manifestato da Cattaneo, di comprendere in che direzione vada davvero il dibattito scientifico su questi temi. E non si può non ringraziarla per aver voluto offrire questa opportunità anche ai cittadini e alle cittadine.

Tuttavia, viene da chiedersi se l’incontro di ieri, per come è stato pensato, abbia contribuito a soddisfare questo bisogno. I relatori, in tutto sei, sono stati equamente ripartiti tra consulenti della Stretto di Messina che dunque hanno “difeso” l’approccio progettuale, ed esperti critici verso di esso, tra cui Doglioni. È importante puntualizzare che i consulenti della Stretto di Messina sono tutti scienziati di università e centri di ricerca italiani scelti per la loro autorevolezza sui temi trattati.

Il linguaggio parlato dai relatori è stato estremamente tecnico. Il pubblico e il dibattito che è seguito è stato un dibattito tra esperti. I cittadini e le cittadine, evocati solo dalla senatrice Cattaneo, non hanno avuto alcun posto nel pomeriggio di ieri, nemmeno in senso figurato perché è evidente che nessun relatore li ha immaginati come possibili uditori.

I messaggi che purtroppo ritengo siano arrivati a tutti, sono quelli pronunciati con toni concitati. Come è successo con alcune affermazioni fatte dall’ingegnere De Miranda, titolare di uno studio di progettazione che ha partecipato alla realizzazione di altri ponti sospesi a grande luce nel mondo. De Miranda ha detto: «Io ho davanti quel disegno che mostra che una fondazione da 500.000 tonnellate si trova esattamente sopra una faglia, che è giudicata attiva, che è indicata come certa, che ha una cinematica. Vi dico solo una cosa: questo a me fa paura.»

Le fondazioni cui si riferisce De Miranda sono quelle delle torri a cui verranno ancorati i cavi che sosterranno l’impalcato del ponte. La faglia a cui si riferisce è la cosiddetta faglia di Cannitello, su cui sembrerebbe che non ci sia accordo tra gli esperti, stando al dibattito di ieri.

È primaria o secondaria? È documentata in superficie oppure no? Dovremmo indagarla con degli scavi? È davvero sotto la fondazione della torre sulla sponda calabra?

Gianluca Valensise, geologo dell’INGV e consulente della Stretto di Messina, ha per fortuna provato a chiarire alcuni aspetti di metodo. Esistono due cataloghi di faglie in Italia, ITHACA per le faglie superficiali e DISS per quelle sismogenetiche. Sono strumenti complementari con qualità diverse. Nel caso della faglia di Cannitello, le informazioni disponibili su ITHACA sono parziali e non confermate da studi scientifici. L’unica relazione che documenterebbe che la faglia si sia attivata in tempi recenti è quella dell’ingegnere Paolo Nuvolone, consulente del Comune di Villa San Giovanni. Nuvolone dice che ci sono prove visibili in superficie. «In realtà [in questa foto] vedo una scarpata con della vegetazione», ha chiosato Valensise. Insomma, la relazione di Nuvolone non vale come una pubblicazione scientifica.

A dare conforto esistenziale agli spettatori c’è stato Iunio Iervolino, ingegnere sismico all’Università di Napoli, Federico II, e anche lui consulente della Stretto di Messina. Iervolino ha ricordato a tutti che è impossibile essere “certi” o “sicuri”. Che di terremoti ne sappiamo ancora troppo poco, nonostante tutti i nostri sforzi. Che le sorgenti di incertezza sono tante ma che fortunatamente sappiamo quantificarle. Questo ci permette di progettare strutture che non falliscano al minimo superamento delle azioni sismiche di riferimento, cioè quelle che plausibilmente ci si aspetta sullo Stretto di Messina se si dovesse riattivare la faglia più minacciosa, quella del terremoto del 28 dicembre 1908. L’approccio è probabilistico, con ampi margini. 

Sprazzi di modernità, quelli di Iervolino. E direi anche di responsabilità verso i cittadini, che mentre parlava finalmente non si sono sentiti trattati come bambini – che quando vedono litigare i genitori devono stare zitti, al massimo cercare di farli smettere ma di certo non provare a capire perché stiano litigando.

La certezza non ce l’abbiamo, dice Iervolino, ma sappiamo quantificare l’incertezza e tanto basta. Intendiamoci, semplificare i temi trattati ieri non è affatto facile. Ed è proprio per questo che in un setting del genere la scelta dei relatori è la singola scelta più importante, per cercare di non far pensare a chi ascolta che il consenso della comunità scientifica intorno alle diverse ipotesi si approssimi con la percentuale di relatori in accordo con ciascuna di esse.

La mediazione è mancata del tutto, perché la mediazione culturale è un mestiere, una professione, che nessuno dei presenti pratica.

Scienza in rete anni fa aveva dato vita, insieme ad altri, all’iniziativa Scienza in Parlamento ed era entrata in contatto con il Senato per discutere di quale fosse il modo più opportuno ed efficace per portare questa professione all’interno del Parlamento italiano. Quella discussione non ebbe esiti concreti, ma l’incontro di ieri è un esempio plastico di quanto sarebbe utile e necessario portarla avanti.