Egregia Ministra Bernini,
Siamo ricercatrici, ricercatori, tecnologi, tecnologhe e personale tecnico-amministrativo precario dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), e Le scriviamo con profondo smarrimento e crescente preoccupazione.
Dopo mesi di dialoghi costruttivi e rassicurazioni, abbiamo appreso con sconcerto che la versione bollinata della Legge di Bilancio, attualmente in discussione, non contiene alcun riferimento al finanziamento promesso, destinato all’urgente stabilizzazione del personale precario del nostro ente. Questa assenza sembra vanificare un percorso che avevamo intrapreso con fiducia insieme al Ministero da Lei guidato.
Come ricorderà, a seguito della Sua dichiarazione pubblica del Dicembre 2024 sull’intenzione di avviare un piano di stabilizzazione, si sono tenuti tre tavoli tecnici tra il MUR e le rappresentanze sindacali. In particolare, durante l’ultimo tavolo tecnico tenutosi il 24 giugno scorso e dedicato principalmente al problema del precariato, il Suo Capo di Gabinetto, Prof. Rubechi, aveva confermato l’impegno del Ministero a destinare un primo promettente sblocco di risorse per le stabilizzazioni secondo Legge Madia, quantificato complessivamente in un finanziamento di 8 milioni di Euro annui per INAF e INGV.
L’impegno era stato successivamente tradotto nell’emendamento 1.0.6 al D.L. 90/2025, che specificava la ripartizione di tali fondi (assegnando 6,5 milioni annui all’INAF e 1,5 a INGV). Questo stanziamento, pur coprendo solo il 40% circa della platea con requisiti al 31/12/2024 (personale commi 1 e 2 secondo Legge Madia), a valle di una precisa ricognizione richiesta dal MUR al nostro Ente, rappresentava per noi l’inizio di una soluzione. Quando l’emendamento è stato ritirato per motivi legati alle coperture finanziarie, ci è stata riferita l’intenzione di riproporre quello stesso finanziamento nella Legge di Bilancio 2026. È significativo notare che, grazie al finanziamento ottenuto con la legge di bilancio dell’anno scorso, proprio in questi giorni il CNR ha già cominciato il processo di stabilizzazione, seguendo proprio i requisiti della legge Madia che noi stessi riteniamo validi e chiediamo vengano applicati anche per noi.
Constatare ora l’assenza di quell’impegno nel Disegno di Legge di Bilancio ci lascia smarriti. Uno smarrimento reso ancora più profondo dalla discrepanza con le Sue stesse dichiarazioni, che giustamente sottolineavano l’importanza di fornire sicurezza ai ricercatori, privilegiando la qualità della ricerca rispetto alla quantità dei progetti.
Non siamo numeri. Siamo professionisti che da anni contribuiscono all’eccellenza della ricerca astrofisica italiana a livello internazionale. Siamo noi, in larga parte dottori di ricerca formati in Italia, a portare avanti, con il nostro lavoro quotidiano, gran parte delle attività che rendono possibile il progresso dei progetti scientifici dell’INAF. Una buona parte di noi sono ‘cervelli rientrati’, che dopo esperienze all’estero hanno scelto di tornare per valorizzare il nostro Paese e che ora, invece di trovare una stabilità lavorativa, rischiano di essere espulsi una seconda volta.
L’INAF è, grazie anche al nostro essenziale contributo, leader mondiale nella scienza e nelle tecnologie astronomiche. Molte delle tecnologie che sviluppiamo per esplorare l’Universo, dai sensori ottici ai sistemi di sincronizzazione temporale, hanno ricadute fondamentali nella vita di tutti i giorni, come il GPS o la diagnostica medica. Per questo l’Italia gioca un ruolo chiave in tutti i principali progetti internazionali, guadagnandone di fatto un ritorno non solo in termini di conoscenza del Cosmo, ma anche in termini economici tramite commesse milionarie alla grande industria (un esempio su tutti, la cupola dell’ELT, il più grande contratto mai fatto per un telescopio a terra, assegnato ad Astaldi-Cimolai per 400 milioni di euro), alle PMI specializzate del settore, e nella conseguente creazione di posti di lavoro e prodotti ad altissimo valore aggiunto. Il nostro lavoro è, quindi, propedeutico alle filiere e al tessuto d’impresa che spesso viene considerato uno dei motori principali del benessere dell’Italia.
Ciononostante, la nostra situazione è drammatica: la maggior parte di noi ha un’anzianità di precariato di circa 7 anni, ma molti superano i 10 e persino i 13 anni di servizio. Quasi la metà di noi ha più di 40 anni e guida progetti scientifici cruciali per l’Ente, inclusi alcuni finanziati dal PNRR, ed opera con grande entusiasmo pur avendo contratti soggetti a tutte le incertezze derivanti da una prospettiva di rinnovo annuale.
Siamo inoltre una risorsa fondamentale per la formazione universitaria, svolgendo attività di docenza e mentoring per tesi di laurea e dottorato, e contribuiamo attivamente alla diffusione della cultura scientifica nel Paese attraverso innumerevoli eventi pubblici e attività nelle scuole.
Senza un intervento immediato, una parte consistente di noi perderà il lavoro entro il primo semestre del 2026, e sarà costretta a emigrare o a cambiare vita, disperdendo un patrimonio di competenze incalcolabile a vantaggio delle nazioni estere che godranno dei frutti coltivati in Italia. In questo modo si creerebbe così il paradossale risultato di investire nuovi ingenti risorse pubbliche per il ‘rientro dei cervelli’, e al tempo stesso lasciare andare via le eccellenze che già operano quotidianamente in Italia.
Riconosciamo con favore l’impegno del Ministero nel sostenere progetti strategici dell’INAF – quali CTA, Einstein Telescope, SKA e molti altri – nonché, più in generale, nell’aver istituito un fondo unico per la ricerca, accompagnato da un piano triennale con scadenze chiare e regolari. Siamo anche noi, oggi, a formare (attraverso il mentoring di studenti di Master e PhD) la generazione di scienziati che utilizzerà quegli stessi grandi strumenti che il Governo sta giustamente finanziando. Tuttavia, riteniamo che, in assenza di un adeguato investimento nel capitale umano stabile, che costituisce la base operativa e strategica di tali iniziative, anche i progetti più ambiziosi non potranno produrre i risultati attesi.
Gentile Ministro, gli 8 milioni di Euro promessi ad INAF e INGV costituirebbero un impegno finanziario assolutamente sostenibile per il bilancio dello Stato (meno dello 0,5 per mille dell’attuale manovra). Non si tratta di una spesa, ma di una continuazione d’investimento strategico per la competitività scientifica e tecnologica del Paese, che preserverebbe competenze di altissimo livello e, inoltre, darebbe stabilità a centinaia di famiglie.
Confidiamo nella Sua sensibilità e lungimiranza, che abbiamo avuto modo di riconoscere, e Le chiediamo di farsi interprete delle nostre legittime aspettative di stabilità. Le chiediamo di intervenire con urgenza per dare seguito alla promessa fatta al tavolo tecnico, inserendo nella Legge di Bilancio i fondi necessari per avviare la nostra stabilizzazione.
Abbiamo bisogno di chiarezza e di un segnale concreto. Il nostro futuro, quello delle nostre famiglie, e quello di una parte importante della ricerca pubblica e dell’eccellenza tecnologica e industriale italiane dipendono da questo Suo intervento.
Confidando nella Sua attenzione, Le porgiamo i nostri più cordiali saluti.
Precari Stabilizzandi INAF
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