L’obbligo europeo di non vendere più auto a combustione interna dal 2035 in poi è stato modificato. Sia chiaro, secondo la vecchia indicazione, dal 2035 in poi si sarebbe comunque potuto circolare ancora con auto a benzina: lo stop era previsto solo per la vendita. Proprio per rendere graduale il passaggio. Ora non più.
Il nuovo pacchetto di misure conferma innanzitutto l’obiettivo di azzerare le emissioni del comparto auto entro il 2050, come già previsto. Non scontato, visti i tempi. Dopo le pressioni del mondo industriale e di una parte del mondo politico, dal 2035 in poi le case automobilistiche dovranno ridurre le emissioni allo scarico del 90% – che comunque non è poco – e non più del 100%. Il restante potrà essere coperto fino al 3% dai e-fuel e dai biocarburanti, e fino al 7% dall’uso di acciaio a basse emissioni prodotto in Europa.
In più, prima del 2035, le case potranno beneficiare di “supercrediti” per la produzione di piccole auto elettriche, in modo da incentivarne la diffusione. Viene alleggerito anche l’obiettivo intermedio relativo ai van e ai furgoni: al 2030 la riduzione di CO₂ richiesta dovrà essere del 40% (sempre rispetto al 2021) e non più del 50%. Qualche flessibilità in più anche per i veicoli pesanti, la cui decarbonizzazione è obiettivamente più difficile. Vengono infine fissati obiettivi obbligatori specifici per i veicoli aziendali, che circolano generalmente di più rispetto a quelli privati, per ridurne maggiormente le emissioni.
Tutto questo significa sostanzialmente che potranno continuare a essere venduti veicoli a combustione interna alimentati con qualsiasi carburante (quindi benzina, diesel, gpl, metano, ecc.), veicoli ibridi (di cui esistono varie tipologie ciascuna con le proprie emissioni: plug-in, full hybrid, mild, ecc.) e veicoli a idrogeno. È chiaro che il grosso dovrà comunque essere coperto dalla vendita di veicoli elettrici, che hanno emissioni bassissime, altrimenti anche l’obiettivo del 90% non potrà essere raggiunto.
Lasciamo perdere ora le possibili discussioni sul ruolo che hanno avuto alcuni paesi come l’Italia e la Germania a frenare la decarbonizzazione, e che cantano vittoria per l’industria automobilistica europea in contrapposizione a quella cinese, ignorando il fatto che è proprio potenziando l’elettrico che si può fare maggiore concorrenza alle auto elettriche cinesi. E guardiamo piuttosto ai dati.
L’auto elettrica, dati alla mano
Il dato alla base di tutto il ragionamento sul settore automobilistico è che questo rappresenta il 70% delle emissioni di tutto il settore dei trasporti (che sono circa un quarto delle emissioni totali). L’aviazione, che invece ha emissioni pro-capite molto più alte, arriva al 12%. Navigazione 11%. E che passare all’auto elettrica è importante in Europa perché il grosso delle emissioni del settore dei trasporti è concentrata ancora in Europa, appunto, in Nord America e un po’ meno in Asia. La transizione dall’auto termica a quella elettrica è quindi uno degli snodi principali per la decarbonizzazione dell’economia dei paesi sviluppati.
La produzione e la vendita di auto elettriche sono in crescita in tutto il mondo. Nel 2024 il mercato globale di auto elettriche è cresciuto del 20% rispetto al 2023 (e nel 2023 si sono vendute 14 milioni di auto elettriche, il 95% delle quali in Europa, Cina e Stati Uniti). Fonte: Agenzia internazionale per l’energia.

I punti di ricarica stanno crescendo, negli ultimi anni sono aumentati molto anche quelli classificati come “veloci”, soprattutto in Cina e in Europa. Fonte: Agenzia internazionale per l’energia.
La percentuale di auto elettriche vendute sul totale è in crescita, il paese che in percentuale vende più auto elettriche è la Norvegia.
Nell’Unione Europa le emissioni sul ciclo di vita (quindi compresi produzione e smaltimento, che dipendono dal mix energetico della rete) di un’auto elettrica sono circa il 73% inferiori di un’auto a combustione interna. Ovviamente, col tempo, anche la produzione di auto elettriche, come tutti i settori industriali, beneficerà della riduzione di emissioni grazie alla crescita delle rinnovabili. In ogni caso, la maggiore emissione di gas serra iniziali dovuta alla produzione delle batterie viene più che compensata (appunto) e questo avviene già entro uno o due anni di utilizzo dell’auto, attorno ai 17mila chilometri. Fonte: International Council of Clean Transportation.
Il costo delle batterie agli ioni di litio è diminuito del 97% dal 1991 (mentre la capacità è aumentata).
Il sovrapprezzo delle auto elettriche rispetto a quelle termiche sta diminuendo, soprattutto in Cina, ma anche negli Stati Uniti e in Europa. Fonte: Agenzia internazionale per l’energia.
Infine, solo dal 2018, il prezzo delle auto elettriche è sceso del 25% (quello delle auto termiche è aumentato).
Segnaliamo questo calcolatore per simulare il prezzo di tutto il periodo di possesso di un’auto elettrica.
Il mercato ha evidentemente recepito la direzione impressa negli anni dagli stati, che a loro volta dipendono dalle strategie climatiche provenienti dai negoziati climatici internazionali. Non siamo più di fronte a un bene di nicchia come qualche anno fa. Considerato quanto è migliorato il settore negli ultimi dieci anni, pensare che da qui al 2035 l’auto elettrica non si sviluppi ulteriormente ci sembra francamente grottesco.
Perché dunque ostacolarne la crescita e la diffusione?





