Pubblicato il 16/05/2025Tempo di lettura: 5 mins

Gran Bretagna, 1859: vede la luce L’origine delle specie, il saggio che ha – tra molti dibattiti scientifici negli anni che seguirono – rivoluzionato la biologia, presentando la teoria dell’evoluzione basata sulla selezione naturale. Il suo autore, Charles Darwin, non avrebbe bisogno di presentazione: ciascuno di noi ha almeno un’idea vaga di chi sia e perché il suo nome risulti tanto noto. Molto meno nota è la persona di Darwin, la complessa gestazione della sua teoria, la vastità di studi in molti altri campi che ha portato avanti sostanzialmente fino alla sua morte.

L’evoluzionista riluttante. Il ritratto privato di Charles Darwin e la nascita della teoria dell’evoluzione è la presentazione che David Quammen fa del grande biologo. Una presentazione che vuole essere snella, ma nella sua brevità è ricca, ricchissima di storia, documenti, citazioni che permettono di tracciare un quadro a tutto tondo di Darwin e del suo lavoro. Pubblicata per la prima volta nel 2006 (e in Italia nel 2008 per Codice Edizioni), quest’anno è uscita la nuova edizione per Raffaello Cortina con la prefazione del filosofo della biologia Telmo Pievani (una scelta perfetta per aprire un saggio dedicato all’evoluzionista più conosciuto al mondo).

Quammen ha una scrittura incalzante, che riesce a essere romanzesca anche quando il suo lavoro non potrebbe essere più saggistico. Lo abbiamo imparato con Spillover, lo ritroviamo ne L’evoluzionista riluttante, nel quale sceglie volutamente di essere anche conciso. Non a caso, questa particolare biografia di Darwin non parte (come la sua teoria) dal viaggio sulla Beagle: quella, scrive Quammen, è una parte della sua vita fin troppo nota. Si tuffa invece a capofitto nella vita dello scienziato appena tornato in patria, all’inizio del 1837, e nella rapida popolarità che trovò nei circoli scientifici britannici per i lavori nati proprio dall’esperienza sudamericana. Un Darwin che si afferma come scienziato, insomma, per la gioia di un padre che, fino a pochi anni prima, del figlio aveva ben scarsa opinione. È anche un Darwin che inizia a riflettere sul matrimonio (fino ad arrivarci davvero).

Ma, in una raccolta di taccuini «tutti consacrati alla trasmutazione» (già qui si trova la famosa figura dell’albero evolutivo, affiancata da un sobrio quanto noto I think) e con una serie di «criptiche domande a chiunque sapesse qualcosa delle specifiche e bizzarre questioni che lo interessavano», i semi della teoria dell’evoluzione iniziano a germogliare proprio in questi anni.

Quammen li segue passo passo, frugando nelle lettere e nei molti altri scritti lasciati da Darwin. Delineando così quella figura affascinante dello scienziato che, ritiratosi dalla vita londinese, dalla sua casa a Downe intrattiene ricchi scambi epistolari con i colleghi dell’epoca; viaggiano via posta riflessioni, articoli, informazione, ma anche innumerevoli campioni di ogni specie. Perché, dalla campagna, portava avanti i suoi studi, a volte anche apparentemente bizzarri. «Si trasformò in uno sperimentalista, disseminando la casa e il giardino di progetti scientifici semplici ma astuti, spesso maleodoranti ma capaci di fornire informazioni utili», scrive Quammen. Il tutto per rispondere a svariate domande: per quanto i semi delle diverse piante possono restare in acqua rimanendo capaci di germogliare? E le uova di lucertola possono galleggiare in mare?

Da una domanda all’altra, da un esperimento all’altro, emergono dal quadro anche i molti personaggi che circondavano la figura di Darwin, in un continuo confronto scientifico ma anche in una vita familiare ricca e vissuta. Ci sono i lutti, a partire da quello per l’amata figlia Annie, i problemi di salute e i bizzarri ancorché inutili tentativi di porvi rimedio. C’è anche molto spazio dedicato, giustamente, alla figura di Alfred Russel Wallace, giunto per vie indipendenti alle stesse conclusioni di Darwin e, in buona sostanza, spinta essenziale per la loro pubblicazione.

Perché passano gli anni, aumentano gli studi e gli scritti, ma Darwin rimane titubante – o riluttante, per scegliere l’aggettivo che titola il saggio. Ci vogliono circa trent’anni perché presenti pubblicamente le sue teorie (alla Linnean Society, insieme a quelle di Wallace e senza che nessuno dei due fosse presente) e arrivi alla pubblicazione de L’origine delle specie. Quammen ne segue i dubbi e le perplessità, che originano dalla consapevolezza del pieno significato della teoria dell’evoluzione per selezione naturale e dai buchi logici dei quali Darwin era ben consapevole (vale la pena ricordare che sarebbe voluto ancora un poco perché fosse riscoperto il lavoro di Mendel per spiegare le variazioni su cui interviene la selezione naturale); segue il continuo rimaneggiamento dell’opera, da un’edizione all’altra (edizioni che peraltro, già dalla prima, trovavano un continuo successo di pubblico).

Segue anche il Darwin che invecchia e le reazioni della società scientifica alla sua teoria; per quest’ultima, Quammen non tralascia la lettura che ne possiamo fare oggi, con altre conoscenze, per poterla inserire appieno nel panorama della biologia. Da un’intervista con il biologo dell’evoluzione Douglas Futuyama, con cui ha una conversazione che s’incentra sulla pubblicazione del genoma umano e di quello di topo, conclude: «Ciò che Futuyama stava cercando di mostrarmi è che, dopo decenni di crescenti tensioni tra due discipline in competizione, persino i biologi molecolari cominciano ora ad ammettere che tutta la biologia è biologia evoluzionistica».

Ma non crediate che questi ultimi passaggi, dedicati agli studi, alle tecnologie, alle scoperte più recenti che hanno permesso di spiegare appieno la teoria di Darwin facciano sì che la figura della persona, scientifica e umana, rimanga in secondo piano. Attraversa ogni pagina: L’evoluzionista riluttante è davvero uno dei testi migliori per conoscerla e comprenderla.

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