Onorevole Ministro Bernini,
Onorevole Presidente del Consiglio Meloni,
Onorevoli Membri della 7ª Commissione permanente (Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport) della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica,
Onorevoli Parlamentari della Repubblica Italiana,

Siamo i ricercatori e le ricercatrici a tempo determinato assunti nelle Università italiane nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, PNRR [1], di seguito denominati RTDa PNRR. Vi scriviamo per condividere con voi la nostra sentita preoccupazione riguardo al nostro prossimo futuro e per cercare di convergere assieme su possibili soluzioni, per far sì che il PNRR non diventi la pietra tombale delle nostre carriere, già precarie ancora prima del suo avvio. 

Come noto, la maggior parte dei nostri contratti scadrà nel giro di meno di un anno (tra fine 2025 e inizio 2026). Purtroppo, la congiuntura tra la riduzione effettiva del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) alle Università e l’aumento dei costi del monte stipendi, legato all’ultimo adeguamento salariale all’inflazione, ha messo in grave difficoltà economica tutti gli Atenei Italiani. Questo ha determinato una rimodulazione sostanziale della programmazione, portando a una paralisi del sistema dei concorsi per posti da strutturato e, di fatto, a un blocco del turnover. Questo accade proprio nel momento in cui i nostri contratti si avvicinano inesorabilmente alla loro scadenza, materializzando il rischio effettivo di un’espulsione in massa di un’intera generazione di ricercatori universitari. La maggior parte di noi vanta un’esperienza pluriennale (se non decennale) nel sistema della ricerca e della didattica universitaria, maturata adempiendo con responsabilità a quanto richiesto negli anni dagli Atenei, in attesa di opportunità di stabilizzazione, ovviamente basate sulla valutazione del percorso scientifico e professionale.

L’attuale situazione ci pone in una condizione di forte incertezza, lasciandoci di fatto due sole alternative: investire (o reinvestire) le nostre maturate competenze all’estero, oppure abbandonare definitivamente il percorso accademico, con la forte probabilità di attraversare un periodo più o meno lungo senza lavoro. È importante sottolineare come questa dinamica rappresenti un vero e proprio paradosso economico per il nostro Paese: da un lato, lo Stato ha investito ingenti risorse nella nostra formazione; dall’altro, ha introdotto misure fiscali per favorire il “rientro dei cervelli”, di cui molti di noi hanno beneficiato, tornando in Italia proprio per contribuire ai progetti legati al PNRR. Se non ci venisse data la possibilità di mettere a frutto queste competenze sul territorio nazionale, tale investimento si tradurrebbe in un enorme spreco di denaro pubblico. Inoltre, l’interruzione dei nostri contratti ci costringerebbe, in molti casi, a ricorrere al sussidio di disoccupazione, generando un ulteriore costo per lo Stato, che potrebbe invece essere impiegato per garantire la continuità delle nostre carriere.

A questo si aggiunge il recente bando da 50 milioni di euro pubblicato dal MUR interamente destinati ad incentivare l’arrivo in Italia di ricercatori risultati in passato vincitori di bandi ERC e attualmente impegnati all’estero ([2]), ai quali vengono promessi ambienti dotati di infrastrutture all’avanguardia. Queste infrastrutture sono state in gran parte acquisite con i fondi PNRR, attraverso progetti ai quali noi RTDa PNRR abbiamo dedicato tre anni di lavoro, spesso permettendo la messa in opera delle strumentazioni e/o delle infrastrutture digitali. Eppure, alla fine di questi progetti, saremo noi ad essere spinti fuori dal mondo accademico o indotti a emigrare/tornare all’estero.

La nostra espulsione dall’accademia non sarebbe solo un evento drammatico per le nostre vite e per le nostre carriere, ma rappresenterebbe anche un grave problema per la tenuta dell’intero sistema universitario italiano. Infatti, il rapporto tra numero di docenti e di studenti universitari in Italia è di gran lunga tra i più bassi d’Europa (si vedano ad esempio i dati dell’Organisation for Economic Cooperation and Development [3], con circa 22 studenti per docente in Italia a fronte di una media europea di circa 14 studenti per docente). Una riduzione del personale non potrebbe che far aggravare questa già difficile situazione.

Per evitare che la fine del PNRR si traduca nella fine delle nostre carriere, in contrasto peraltro con i principi alla base del PNRR, che tra i suoi obiettivi ha quello della Ripresa,
chiediamo:

  • l’immediata attuazione di un piano straordinario di reclutamento che consenta di bandire un numero di contratti da ricercatore in tenure track, così come definiti dall’attuale versione dell’art. 24, comma 3, lett. a, della Legge n. 240/2010 (ovvero come modificato dal Decreto Legge n. 36/2022; di seguito denominati RTT) uguale a quello dei contratti RTDa attualmente in essere;
  • che vengano garantite risorse adeguate al fine di consentire il passaggio a Professore Associato a partire dal secondo anno di contratto per i titolari di Abilitazione Scientifica Nazionale, in accordo con la normativa vigente ([4]), tenuto conto dei 3 anni di prestato servizio come RTDa e delle altre posizioni precarie precedentemente ricoperte (come, ad esempio, gli assegni di ricerca).

Ribadiamo che l’attivazione del piano deve avvenire nell’immediato. Infatti, anche nell’ipotesi di un incremento sostanziale del FFO da parte del MUR a sostegno della programmazione 2026, nel lasso di tempo necessario affinché le posizioni da RTT vengano effettivamente bandite e si tengano i concorsi, la maggior parte dei nostri contratti sarà scaduta già da tempo. Proponiamo inoltre che i canali per chiamata diretta attualmente destinati al reclutamento di professori e ricercatori “stabilmente impegnati all’estero in attività di ricerca o insegnamento a livello universitario” siano allargati anche a coloro che abbiano già svolto periodi di almeno tre anni all’estero e siano rientrati in Italia attraverso bandi PNRR o simili.

Siamo tuttavia più che disponibili a valutare anche altre possibili soluzioni che permettano di dare continuità e prospettive adeguate alle nostre carriere, in un’ottica di reciproca collaborazione per l’immediata risoluzione del problema.

Riteniamo inoltre che tale piano straordinario non debba riguardare solamente chi è stato assunto nell’ambito del PNRR, ma tutti gli RTDa attualmente attivi o di recente scadenza (come ad esempio gli RTDa PON) e che questo dovrebbe avvenire nel quadro più generale di un programma di riassorbimento del precariato universitario.

A tal proposito, chiediamo la convocazione con urgenza di un tavolo di confronto con il Ministero, che includa la presenza di sindacati ed associazioni di categoria (ADI, ARTeD, ecc…), per trovare rapidamente delle soluzioni condivise che tengano conto delle necessità di tutto il precariato universitario.

Siamo convinti che investire nella ricerca pubblica e nella didattica universitaria sia fondamentale per poter costruire un sistema che sia davvero resiliente rispetto a situazioni di crisi su vasta scala. L’Università può rappresentare un volano per il paese solamente se adeguatamente finanziata. Se questo momento di crisi dovesse portare all’estinzione di massa dei ricercatori precari che, ad oggi, permettono il funzionamento dell’Accademia, l’Università italiana ne risulterebbe danneggiata in maniera irreversibile. Questa grave sconfitta comprometterebbe il futuro dell’intero Paese, limitandone le prospettive di sviluppo e riducendolo ad una condizione di subalternità nel difficile momento storico che il mondo si trova ad affrontare. Per rispondere in modo davvero resiliente alle sfide difficili che ci attendono ed evitare l’ennesima diaspora di ricercatori italiani, crediamo che sia essenziale investire sui pilastri fondamentali della crescita e dello sviluppo: lavoro, ricerca e istruzione.

Firmato,
i Ricercatori e le Ricercatrici a Tempo Determinato PNRR
e altre figure accademiche a supporto (firme in allegato)

Note:
[1] ai sensi dell’art. 24, comma 3, lett. a, della Legge n. 240/2010 nel testo vigente prima della data
di entrata in vigore della legge di conversione del Decreto-Legge n. 36/2022.
[2] Decreto Direttoriale n. 72 del 07-04-2025 (https://www.mur.gov.it/it/atti-e-normativa/decretodirettoriale-n-72-del-…).
[3] OECD: Students per teaching staff (https://www.oecd.org/en/data/indicators/students-perteaching-staff.html?…).
[4] si veda il Decreto-Legge n. 36/2022, articolo 14, comma 6-duodevicies. Si noti che il predetto comma potrebbe dover necessitare di integrazioni/modifiche per poter andare in deroga oltre la scadenza del 31 dicembre 2026.