Pubblicato il 22/07/2025Tempo di lettura: 3 mins

Da dove cominciare? Fisico di formazione, genetista di chiara fama, impareggiabile divulgatore, esperto di psicologia, umorista, poeta… e si potrebbe continuare. Sono talmente tante e diverse le cose che Edoardo Boncinelli ha fatto, nei suoi 84 anni di vita, che è un po’ un inabbracciabile, come Paolo Nori ha descritto alcuni grandi scrittori russi.

Ho avuto la fortuna di conoscere Boncinelli da giovane studentessa di biologia, mentre facevo ricerche per la tesi di laurea all’Ospedale San Raffaele di Milano, nei primi anni Novanta. Dado, così lo chiamavamo, era appena arrivato da Napoli con il suo grande gruppo di ricerca. Pochi anni prima, con Antonio Simeone e altri scienziati, aveva fatto una scoperta epocale, che sarebbe finita nei libri di scuola. Il laboratorio si trovava in un improbabile sottoscala del CNR di Napoli. Lì, con strumenti primitivi se visti con lo sguardo di oggi, il gruppo aveva individuato i geni omeotici. Si tratta di parti del DNA, conservate nell’evoluzione, che regolano fasi importanti dello sviluppo embrionale di molte specie animali, tra cui quella umana.

Il Dibit, l’istituto allora appena costruito del San Raffaele di Milano, nei primi anni Novanta era nuovissimo e tra i ricercatori c’era un’aria di straordinario entusiasmo. Incontravo spesso Boncinelli ai seminari, dove ospiti venuti da fuori tenevano una lecture dopo pranzo. Forse complice la penombra della sala, Dado sembrava sempre assopito. Eppure, con il suo inconfondibile accento fiorentino delle origini familiari, miscelato a una lieve cadenza napoletana, alla fine del seminario faceva sempre le domande più acute e centrate.

Oltre alla carriera di ricerca e accademica, che si è svolta tra l’Università Federico II di Napoli e l’Università Vita Salute San Raffaele, Boncinelli ha anche diretto per un periodo la Scuola internazionale di studi avanzati di Trieste.

Eccezionale divulgatore, aveva un modo straordinariamente semplice e divertente di spiegare cose complesse. Ha scritto decine di libri e centinaia (o forse migliaia) di articoli, tanti per Le Scienze e per il Corriere della Sera, destinati al grande pubblico. Nel 2004 ho avuto il privilegio di seguire l’edizione di un breve libretto pubblicato da Zanichelli nella collana “Mestieri della Scienza”, dal titolo Idee per diventare genetista. La scrittura a quattro mani è iniziata con una lunga intervista, in cui Dado mi aveva raccontato come si era sviluppata la sua eclettica carriera. L’interesse per la genetica era stato stimolato, poco dopo la laurea in fisica, dalla lettura di Che cos’è la vita di Erwin Schrödinger, oggi pubblicato da Adelphi. Raccolta nella sua piacevole casa di Città studi, a Milano, l’intervista era avvenuta sotto lo sguardo affettuoso e accudente, dolce e allegro di sua moglie Angela.

Tra i libri più noti di Boncinelli voglio ricordare L’anima della tecnica (Rizzoli, 2006), che ha meritato il premio Merck Serono, e Lettera a un bambino che vivrà 100 anni (Rizzoli, 2010).

Di molte sue battute rido fra me ancora adesso, anche se alcune non si possono ripetere. Il suo umorismo era a volte sferzante, ma era sempre accompagnato da una non comune generosità e da un’inesauribile curiosità, in particolare nei confronti dei giovani. Conservo ancora la deliziosa lettera di presentazione che mi aveva scritto per le università americane dove contavo di approdare dopo la laurea.

Da tempo malato, Dado Boncinelli è rimasto a lungo attivo su Facebook, dove pubblicava di frequente le sue poesie, i giochi di parole, oltre a immagini argute e divertenti, alcune create con la collaborazione dei suoi figli, a cui era molto legato. La sua scomparsa lascia un vuoto profondo in chiunque abbia avuto la fortuna di incontrarlo. La comunità di Scienza in rete si stringe alla moglie Angela, ai figli e ai nipoti in questo momento di grande dolore.
 

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