Ogni anno, oltre 12 milioni di studenti cinesi affrontano il Gaokao (高考), l’esame nazionale di ammissione all’università, considerato uno degli esami più difficili e determinanti al mondo. Questo test, che si svolge in tre giorni intensi, è composto da prove su lingua cinese, matematica, inglese e una materia a scelta tra scienze o studi umanistici. Il punteggio massimo varia da 750 a 900 punti, a seconda della provincia, e le soglie di ammissione per le università d’élite possono superare i 680-700 punti. In media, meno del 2% degli studenti riesce a entrare nelle università più prestigiose come la Peking University o la Tsinghua University. Per arrivare a questo test così severo, l’intero percorso scolastico è considerato dai più estremamente duro e massacrante, con studenti che studiano moltissime ore al giorno e spesso si vedono dormire sulle sedie o le scrivanie.

Storia del Gaokao

In quanto esame basato sul merito, il Gaokao si basa sulla tradizione secolare del Keju, un esame di stato civile utilizzato per verificare l’idoneità degli accademici a ricoprire cariche ufficiali nella Cina imperiale. Il Keju fu abolito nel 1905. Il suo successore, il Gaokao, fu introdotto come percorso meritocratico per l’avanzamento accademico e sociale nel 1952, tre anni dopo la nascita della Repubblica Popolare Cinese Comunista. Circa 14 anni dopo, l’esame fu sospeso, vittima della Rivoluzione Culturale, che vide la chiusura sistematica delle università e l’emarginazione e la persecuzione dell’élite intellettuale del Paese per un decennio. Nel 1977, il Gaokao fu reintrodotto.

L’evento segnò la rinascita delle opportunità per milioni di giovani oppressi in Cina. Rappresentava anche un impegno a valutare gli studenti in base al loro merito accademico piuttosto che alle loro affiliazioni politiche, un investimento nello sviluppo di una forza lavoro qualificata e un intento di promuovere lo sviluppo economico e la modernizzazione. Milioni di persone si iscrissero all’esame. Quell’anno erano disponibili solo 220.000 posti universitari. Sebbene il test in sé sia cambiato, rimane una porta d’accesso a opportunità per milioni di persone.

Il Gaokao oggi

Il sistema scolastico cinese, nelle intenzioni molto meritocratico, non è privo di difetti: nonostante le intenzioni, non si riescono ad evitare forti disparità territoriali. Gli studenti delle città costiere, come Pechino o Shanghai, hanno accesso a scuole meglio attrezzate, insegnanti più qualificati e un ambiente competitivo più stimolante. Al contrario, nelle regioni rurali o interne – come il Guizhou o il Gansu – le risorse educative sono spesso scarse. Secondo i dati del Ministero dell’Istruzione cinese, gli studenti delle aree urbane hanno una probabilità 5 volte maggiore di accedere alle università di alto livello rispetto ai loro coetanei delle campagne.

Per colmare queste disparità e valorizzare i giovani con potenziale, la Cina ha avviato negli ultimi anni programmi come il “Strong Base Plan” (Qiang Ji Hua, 强基计划), introdotto nel 2020. Questo programma coinvolge 36 tra le migliori università del paese e mira a selezionare talenti in discipline fondamentali per lo sviluppo nazionale: matematica, fisica, chimica, biologia, informatica e studi storici. Le selezioni combinano il punteggio del Gaokao con prove supplementari, colloqui, e valutazioni delle competenze critiche. Secondo i dati ufficiali, nel 2023 sono stati ammessi circa 25.000 studenti attraverso questo canale, un numero ancora contenuto ma in crescita.

Cosa comporta classificarsi bene al Gaokao

Chi arriva ben piazzato al Gaokao di solito ottiene:

  1. Accesso garantito alle università più prestigiose, come: Tsinghua University, Peking University, Fudan University, Università di Zhejiang, ecc.
  2. Borse di studio totali: molte università offrono borse di eccellenza automatiche ai top scorer del Gaokao.
  3. 3. Celebrità locale o nazionale: i media spesso pubblicano interviste e storie sui “campioni del Gaokao” e alcune scuole mettono cartelloni pubblicitari con il volto dello studente per attirare nuovi iscritti.
  4. Offerte anticipate dalle università (per alcuni): anche prima dei risultati ufficiali, certi top scorer ricevono inviti speciali da università di élite
  5. In alcuni casi: incentivi economici anche dalle autorità locali, come premi in denaro, viaggi, o riconoscimenti ufficiali.

Chi eccelle ha già spalancate tutte le porte. Ma la vera pressione viene prima dell’esame. Come riferisce RaiNews, «Il giorno dell’esame, la Cina si ferma: le strade intorno ai centri d’esame vengono chiuse al traffico, i lavori edili vengono sospesi, e perfino le forze dell’ordine si mobilitano per garantire il silenzio e la puntualità. Le famiglie attendono fuori  dalle scuole pregando, mentre gli studenti affrontano ore di prove che spaziano dal cinese alla matematica, dall’inglese alla storia, spesso in condizioni psicologiche estreme». Il problema non è l’ammissione, ma l’ammissione in università top! Molti studenti infatti scelgono di ripetere l’esame l’anno successivo, perché il voto ottenuto è troppo basso per accedere all’ateneo voluto.

E in Italia?

Il contrasto con l’Italia è netto. Nel nostro paese, l’accesso all’università è in gran parte libero: nel 2024, solo circa il 22% dei corsi di laurea è a numero programmato a livello nazionale (come medicina, veterinaria, architettura, psicologia), con un totale di circa 120.000 candidati che sostengono i test di ammissione ogni anno. Quindi c’è già un problema di una scala 1 a 100 come numero di studenti da valutare. C’è qualche spunto da considerare dall’esempio del Gaokao per fare proposte in Italia?

Nel panorama italiano mancano programmi strutturati e su scala nazionale per l’identificazione precoce e la valorizzazione dei giovani ad alto potenziale. Molti studenti rimangono a studiare nelle proprie università locali, anche per una tradizione italiana di restare in famiglia il più a lungo possibile. Questo però comporta che i talenti si ritrovano in percorsi strutturati per grandi numeri di studenti, ma non per l’eccellenza. La spinta degli ultimi decenni è stata quella di aumentare il numero di laureati a ogni costo (data la generale carenza, e in realtà con poco successo), piuttosto che curarsi delle punte, o spingere che i talenti seguano percorsi diversi. Ne risulta che un talento può anche laurearsi molto prima degli altri, con media più alta, ma il 110 e lode oggi ormai viene raggiunto da larghe fette della popolazione studentesca (cosi come anche alla maturità la lode è intorno al 30%, una percentuale che non permette di distinguersi). Il talento che si laurea in regola e con il massimo dei voti non fa notizia, e non ha particolare attenzione, a meno di non si laurei in 5 materie in pochi anni come Giulio De Angelis, o prenda due lauree nello stesso giorno, come recentemente avvenuto al Politecnico di Milano. Ancora peggio, non ha corsie nettamente preferenziali rispetto ad altri laureati con lode negli esami di ammissione al dottorato, e rischia (se non ben “supportato” da qualcuno interno alla commissione) di non essere nemmeno selezionato per i posti cruciali per lo sviluppo culturale del Paese come quelli di dottorato.

Esistono realtà d’eccellenza come la Scuola Normale Superiore di Pisa, la Scuola Superiore Sant’Anna, la Scuola Galileiana di Studi Superiori (Padova) o la Scuola di Studi Superiori Ferdinando Rossi (Torino), che offrono percorsi avanzati a studenti selezionati, ma si tratta di strutture d’élite che coinvolgono complessivamente meno di 2.000 studenti all’anno, su una popolazione universitaria che supera gli 1,7 milioni.  Nascono dall’impostazione di Napoleone che appunto voleva formare la classe dirigente, e aveva fondato le scuole analoghe in Francia: le Grandes Écoles francesi sono istituzioni d’élite, parallele ma distinte dalle università pubbliche. Accedervi è molto selettivo e richiede solitamente il superamento di concours dopo due anni di classes préparatoires. Le Grandes Écoles rappresentano quindi circa l’8-9% del totale degli studenti universitari in Francia, ma a esse vengono destinate grandi risorse. La cosa sorprendente è che i suoi laureati vanno poi a ricoprire il 50% circa dei posti della classe di alta dirigenza del paese. Non è possibile fare quindi alcun confronto con i numeri italiani. Anche qui l’accesso è meritocratico, ma la perfezione non è stata ancora raggiunta!  Nella pratica il 30-40% degli studenti nelle Grandes Écoles proviene da famiglie alto-borghesi (solo circa il 10% degli studenti proviene da famiglie operaie, rispetto al 30% nella popolazione generale).

Ma scuola e test così duri non hanno anche altri svantaggi?

La pressione del Gaokao è enorme: studenti che studiano 12-14 o più ore al giorno, per anni, in un sistema scolastico che punta tutto sull’accumulo di conoscenze e sul risultato finale. Il Gaokao è, per molti, l’unica via di mobilità sociale: una remota chance per emergere, soprattutto se si proviene da un contesto svantaggiato. In alcune discipline, come la creatività, i dati OECD’s 2023 Education Report non mostrano risultati brillanti, probabilmente per l’impostazione nozionistica della scuola in vista del Gaokao. OECD classifica la Cina come sesta in knowledge application, ma l’Italia quarta in creativity cultivation — mostrando che su qualche aspetto ancora diciamo la nostra.

In Italia, il sistema appare più inclusivo, ma anche più dispersivo: il merito non è sistematicamente premiato, e le opportunità per gli studenti più capaci spesso dipendono dal caso, dalla famiglia, dalla scuola frequentata. Il rischio è che i talenti facciano più fatica e ci mettano più tempo per essere riconosciuti, magari spesso emigrando all’estero o in sistemi con riconoscimenti più rapidi della capacità. Non si può invece dire che non abbiamo talenti, data la generale impressione che un giovane volenteroso, anche in Università di massa, perlomeno come preparazione teorica da noi non ha nulla da invidiare nemmeno ai laureati delle università migliori al mondo. Stiamo cercando di dire altro: che la sua laurea non gli aprirà di per sé grandi possibilità, e che dovrà faticare ancora anni per cercare di emergere.

Oltre il Gaokao: programmi accelerati per studenti precoci

Esistono anche programmi ancora più estremi “Accelerazione d’Elite per i Dotati” (per esempio, il programma dell’Università di Xi’an Jiaotong). Si rivolgono a studenti accademicamente dotati di età compresa tra 12 e 15 anni, bypassando il Gaokao attraverso rigorosi test di valutazione e valutazioni olistiche. Offrono percorsi senza soluzione di continuità dalla scuola media al dottorato, enfatizzando l’apprendimento interdisciplinare e la ricerca. L’ammissione è ancora più altamente selettiva (tasso di accettazione di circa lo 0,5%), ed esercita una pressione ancora più forte del Gaokao. Sfide: i corsi sono più avanzati rispetto ai programmi del Gaokao (per esempio, matematica/fisica di livello universitario), richiedendo eccezionali capacità di problem-solving. Non mancano i critici per il rischio di burn-out, di rovinare l’adolescenza di questi ragazzi isolati rispetto ai loro coetanei (o perlomeno inseriti solo in contesti di altrettanti talenti). Percorsi diversi, potenziali diversi. Il Gaokao e le classi giovanili cinesi rappresentano ideali opposti: il primo premia la perseveranza in sistemi standardizzati, mentre il secondo coltiva il talento precoce. Le storie dei campioni del Gaokao e dell’apprendimento italiano ispirato al Rinascimento ci ricordano che sistemi diversi possono accendere fiamme straordinarie. 

Casi agli opposti su cui riflettere

Lo scopo del Gaokao è di gestire risorse umane in modo più “efficiente”: selezionare gli studenti in base al loro livello di apprendimento e talento, e mettere loro a disposizioni le università più adatte e appropriate. Ma è anche vero che non si riesce sempre a inquadrare il successo tutto dalle capacità scolastiche. L’esempio numero uno è Jack Ma, fondatore di Alibaba. Ha ripetuto il Gaokao tre volte perché in matematica andava molto male. Ma è diventato l’uomo più ricco della Cina!  

Al suo opposto Liang Wenfeng, il fondatore di Deepseek, che ora rivaleggia nella guerra tecnologica più importante del mondo (quella per il Large Language Models, con ChatGPT per intenderci), era invece un ragazzo prodigio. Nato in una famiglia a basso reddito in una città sottosviluppata, il caso dimostra il successo della meritocrazia in Cina. Liang aveva una straordinaria sete di conoscenza a 11 anni. Alle scuole medie, aveva già imparato da autodidatta la matematica delle scuole superiori cinesi e si era persino immerso in materiali di livello universitario. Nel 2002, all’età di 17 anni, è arrivato addirittura primo al Gaokao!  Liang divenne il migliore studente di scienze e si iscrisse all’università cinese migliore di informatica, specializzandosi in Ingegneria Elettronica dell’Informazione, che lo avrebbe poi proiettato nei campi del trading quantitativo e dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, lo slancio si interruppe. A differenza delle tipiche storie di fondatori che abbandonano gli studi o accelerano gli studi, Liang si prese il suo tempo. Conseguì la laurea triennale nel 2007 e la laurea magistrale nel 2010, entrambe in ingegneria. Invece di affrettarsi, Liang ha sviluppato metodicamente le sue competenze. E non si è accontentato di un percorso di carriera convenzionale. Nel 2015, all’età di trent’anni, Liang ha fondato “Ningbo High-Flyer Quantitative Investment” con due compagni di corso dell’università. In soli quattro anni, ha gestito oltre 10 miliardi di RMB (1,4 miliardi di dollari), guadagnandosi il soprannome di Liang come uno dei “Quattro Re” del private equity quantitativo cinese. Nel 2023, ha fondato DeepSeek. Un anno dopo, DeepSeek “batte” OpenAI con il 5% del budget di OpenAI in 55 giorni. Ecco i suoi tre segreti principali: – (1) Controllo dei costi “a livello di Elon Musk”; (2) DeepSeeks ha solo 139 ingegneri, eppure Liang ritiene che le persone “istruite” da una missione supereranno sempre quelle reclutate per stipendi elevati; (3) “I sistemi closed-source non sono un vero e proprio fossato”, e spinge per sistemi “open weights” che sono quasi “open source”. 

Classe dirigente politica

L’Italia è il paese in assoluto con la più alta percentuale di parlamentari senza istruzione terziaria di qualche tipo. Dopo di noi India e Tanzania (fonte Economist). Già uno studio della Bocconi di 15 anni fa metteva in luce come, rispetto al primo parlamento del 1946, la percentuale di parlamentari laureati fosse calata dal 91 al 64 per cento nel 2007. Il dato è maggiormente preoccupante considerando che il tasso di popolazione maggiorenne laureata cresceva nello stesso periodo dal 1% al 14% circa. E ancora peggio considerando che il fenomeno è inverso a quello avvenuto negli Stati Uniti, dove i parlamentari laureati sono aumentati e comunque sono vicini alla totalità, passando dall’88,5% a quasi il 94 per cento dal 1947 al 1993. Quindi il discorso della selezione della classe dirigente è profondamente problematico in Italia.

Conclusione

C’è spazio per i giovani talenti in Cina e in Italia? Affidarsi solo al Gaokao non è salutare, e sicuramente non è nemmeno lontanamente realistico proporlo in Italia, quindi non lo farò nemmeno io, nemmeno solo per spirito di creare dibattito in un articolo. Ma è un fatto che in Cina, seppur in un contesto ipercompetitivo e selettivo, si stanno aprendo canali per il riconoscimento delle eccellenze. In Italia, serve invece un cambio di passo: sebbene l’università di massa abbia fatto passi da gigante, e sebbene in molte attività servono quantità di laureati di buon livello piuttosto che le punte, forse i talenti sono sottovalutati e mal gestiti. Il Gaokao, che va visto come un programma di gestione delle risorse umane, nasce per investire in programmi nazionali per i migliori, riformare i criteri di selezione universitari e sviluppare una cultura del merito reale, addirittura anche per i giovanissimi, con percorsi accelerati.

Sebbene l’università italiana mantenga uno standard piuttosto alto, il progressivo incremento degli studenti fino agli attuali circa 2 milioni insieme allo sforzo di diminuire la durata media degli studi, ha portato inevitabilmente a qualche segnale di cedimento sul controllo della qualità. I talenti, che pure ci sono, tendono a restare intrappolati in questo sistema che premia il percorso medio piuttosto che di eccellenza, e non vengono nemmeno segnalati dal sistema, o lanciati verso carriere particolari. Ci sono giovani desiderosi di impressionare con il loro percorso scolastico, tramite doppie, triple, quadruple e quintuple lauree che appunto creano percorsi esclusivi proprio per distinguersi dalla massa. In Italia il discorso della valorizzazione del merito rimane molto spesso sulla carta e nei discorsi di facciata. Sicuramente ci sono tanti colleghi che riconoscono e valorizzano il merito, ma un vero progetto non può essere lasciato solo alle iniziative dei singoli, e richiede uno sforzo del Ministero e del Governo. Al momento non mi risulta granchè di interessante inserito nella Riforma Bernini dell’Università specificamente per la valorizzazione del merito degli studenti, e nemmeno nella azione del Ministro Valditara della Scuola, ministero che ha avuto addirittura l’orgoglio di inserire la parola merito nel suo nome. Questo forse non tanto per cattiva volontà del governo, ma perché i programmi sul merito incontrano enormi resistenze. E invece le pressioni per diplomare/laureare tantissimi con la lode prendono il sopravvento.

Ringraziamenti: ringrazio il prof. Stefano Paleari di Bergamo, grande servitore dello Stato e sempre prodigo di consigli anche se non condivide certo al 100% il testo; il prof. Gao, grandissimo scienziato di riferimento in Cina; il dottorando S.Chen in visita al Politecnico di Bari; Marco Circella, e l’ing. Domenico Claudio di Vittorio ingegnere Marelli, con lunga esperienza in Cina, per i preziosi commenti al manoscritto.