È sabato 6 settembre 2025, sono circa le nove e mezzo di sera, la sala di un albergo di Assisi ospita il convegno Le Tavole di Assisi, organizzato dall’associazione ProVita & Famiglia e dal quotidiano La Verità «per rilanciare il pensiero cristiano, conservatore e identitario». Qualche centinaio di persone assiste a un dibattito sui cosiddetti valori non negoziabili tra politici dei partiti di maggioranza. Tra loro c’è il senatore Maurizio Gasparri. Tutti si trovano d’accordo nell’opposizione al suicidio assistito e all’aborto. Poi il moderatore Fabio Dragoni, giornalista della Verità, introduce una domanda su «un argomento a piacere, l’argomento che ci piace di più: i vaccini».
Gasparri dichiara che durante la pandemia ha accolto con sollievo la notizia della loro disponibilità, che è stato convinto sostenitore della campagna vaccinale e si è vaccinato lui stesso. «Poi ho preso il Covid in forma leggera. Se lo avessi preso quando non c’era il vaccino probabilmente sarei stato peggio. L’atteggiamento anti-vaccini io non lo condivido», scandisce.
Dall’uditorio si leva un coro di fischi e proteste, che proseguono finché il senatore di Forza Italia si alza ed esce dalla sala esclamando «Io non sono venuto a fare un dibattito sui vaccini, sono venuto a fare un dibattito su questioni valoriali. Era meglio che restassi a casa!»
Il moderatore spiega che alcuni presenti fanno parte di una chat con 300 partecipanti e che tra loro solo due parlano in questo modo quando si tocca il tema vaccini. Uno dei due è Maurizio Gasparri. «È in assoluta minoranza, quindi fate i bravi se potete», si appella al pubblico. Poco dopo, gli organizzatori tornano in sala con il senatore, che però cambia argomento: si passa a parlare di diritti LGBT e tutti sono di nuovo d’accordo.
Una sovrapposizione evidente
Questa scena illustra alla perfezione la sovrapposizione che negli ultimi anni si è creata tra la comunità di chi manifesta diffidenza nei confronti delle vaccinazioni e quella di orientamento conservatore di chi si oppone a contraccezione, interruzione volontaria di gravidanza, suicidio assistito, divorzio, educazione sessuale nelle scuole, diritti LGBT, femminismo. Il fenomeno, che si osserva a livello aneddotico frequentando i social media, è stato anche oggetto di studi sistematici.
Nel 2023, un gruppo di sociologi della Harvard University ha utilizzato i dati provenienti da un sondaggio su più di 50 mila cittadini di 21 Paesi europei per indagare sulla correlazione tra la fiducia nella sicurezza dei vaccini contro Covid-19 e l’adesione a partiti politici di estrema destra che impiegano una retorica di tipo populista. Risultato: coloro che votano per partiti di estrema destra hanno una probabilità 2,7 volte maggiore di essere esitanti nei confronti dei vaccini, indipendentemente dalle politiche sanitarie messe in atto nei loro Paesi in occasione della pandemia.
Entrando più nel dettaglio, un lavoro pubblicato nel 2024 descrive i risultati di due sondaggi paralleli condotti negli Stati Uniti e in Nuova Zelanda per caratterizzare le opinioni in tema di diritti sessuali e riproduttivi di chi durante la pandemia era contrario alle misure protettive adottate per limitare il contagio: vaccinazioni, isolamento e obbligo di indossare la mascherina. Ne emerge che gli appartenenti a questo gruppo, il 12,6% dei partecipanti al sondaggio negli USA e il 3,4% in Nuova Zelanda, sono anche contrari all’aborto, al matrimonio tra persone dello stesso sesso, poco fiduciosi nei confronti delle istituzioni e della comunità scientifica e più propensi a dare credito a idee complottiste, con maggiore probabilità rispetto alla popolazione generale dei partecipanti ai due sondaggi.
Le affinità
Che cosa accomuna l’esitazione vaccinale con l’opposizione ai diritti sessuali e riproduttivi? Chi è contrario all’obbligo di vaccinazione rivendica la libertà di decidere sul proprio corpo, quindi dovrebbe avere caro il diritto di autodeterminazione anche nell’ambito della riproduzione, dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale. Paradossalmente, non è così.
La studiosa olandese Tashina Blom ha descritto il processo di appropriazione culturale dello slogan femminista my body, my choice, operato durante la pandemia da movimenti anti-vaccino collegati a gruppi di estrema destra, aderenti a ideologie anti-scelta, nel corso di manifestazioni in Europa, Australia, Canada e Stati Uniti. Si tratta, secondo lei, di una “appropriazione ostile”, che mira a modificare i contenuti politici dello slogan per sottrarlo alle battaglie storiche del femminismo.
Un elemento in comune tra le posizioni anti-vaccini e quelle anti-scelta nel campo della salute sessuale e riproduttiva è il culto della naturalità. Nel contesto dei vaccini, si declina come avversione alla medicina moderna e sfiducia nella classe medica, mentre nel contesto dei diritti sessuali e riproduttivi diventa ossequio al cosiddetto ordine naturale e al modello di famiglia e ruoli di genere che questo prevede.
C’è poi il tema dei parental rights, caro alle destre negli Stati Uniti, ma anche in Italia: il diritto dei genitori di decidere sulla salute e sull’educazione dei propri figli contro quelle che vengono percepite come ingerenze dello Stato, senza alcuna considerazione per l’autodeterminazione dei minori.
«Poiché gli attivisti contrari alle misure anti-Covid si mobilitano principalmente contro le istituzioni sanitarie pubbliche, la loro opposizione può facilmente estendersi ad altri ambiti, come le istituzioni scolastiche, che sono sempre più prese di mira sia da loro che dalle campagne anti-gender, soprattutto a proposito dell’educazione relazionale, affettiva e sessuale», osserva un sociologo belga impegnato nella ricerca sul campo, che preferisce rimanere anonimo per non compromettere i suoi contatti nel settore. «In particolare, sia gli attivisti anti-gender che quelli contrari alle misure anti-Covid denunciano l’ingerenza delle organizzazioni internazionali nelle questioni nazionali. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, per esempio, è criticata per avere stabilito norme sia in materia di vaccinazioni che di educazione sessuale. Allo stesso modo, figure filantropiche come George Soros sono al centro di varie narrazioni cospirazioniste, per esempio le teorie sullo spopolamento, e sono descritte come promotori chiave di misure progressiste a favore delle persone LGBT a livello europeo».
Infine, un punto specifico di raccordo tra ostilità contro i vaccini e integralismo religioso è la questione dell’utilizzo, per la preparazione di alcuni farmaci, di linee cellulari derivate da embrioni frutto di aborti, considerata in certi ambienti come un grave problema etico, obiezione tuttavia respinta dalle stesse autorità cattoliche.
Strategie di reclutamento
Non mancano, quindi, i punti di contatto tra la corrente di pensiero contraria ai vaccini e le convinzioni dei gruppi conservatori che si oppongono ai diritti sessuali e riproduttivi. Ma oltre a questa vicinanza spontanea, c’è anche una strategia di reclutamento deliberata da parte degli anti-scelta?
Un altro intervento nel corso delle Tavole di Assisi suggerisce che ci sia una volontà in tal senso. Nella sessione mattutina del convegno intitolata “Fine vita: la bugia della dolce morte”, la giornalista Martina Pastorelli ha tenuto una relazione su come gestire la comunicazione per reclutare oppositori al suicidio assistito. Oggi l’opinione pubblica è per la maggior parte favorevole a consentire il suicidio assistito, perché lo considera un’istanza di autodeterminazione, ha detto. Le motivazioni religiose fanno presa solo su una piccola parte della popolazione. Per «ampliare il fronte della resistenza» bisogna cercare alleati «là dove il terreno è più fertile» e «porre eutanasia e suicidio assistito in relazione con le politiche degli ultimi anni in campo sanitario».
«Bisogna abbinare il suicidio assistito a quello che di volta in volta il nostro interlocutore mostra di avere a cuore», ha suggerito. «Va fatto capire che testare prodotti medici su popolazioni ignare, come è accaduto di recente, è la prosecuzione logica di un disprezzo per l’essere umano che vige da tempo. (…) Tu preferisci uno Stato che davanti alla malattia investe per te in cure e assistenza o uno Stato che per far quadrare i conti e sforbiciare la popolazione – tema molto sentito dopo l’esperienza pandemica – ti mette in mano una pillola e ti accompagna a toglierti il dente? (…) Questo approccio vale a livello della comunicazione personale a tutti che ciascuno di noi può e deve praticare col vicino, col collega, con chi capita, ma credo anche che possa ispirare una comunicazione più istituzionale che potrebbe mettere in relazione il tema di volta in volta sentito con la questione del fine vita».
Concludendo, è improbabile che sia già in atto una campagna di propaganda organizzata. «Non attribuirei la convergenza tra attivisti contrari alle misure anti-Covid e movimento anti-gender a una strategia unificata e deliberata, orchestrata da un piccolo gruppo all’interno della destra o dello stesso movimento anti-gender: un’interpretazione del genere rischia di scivolare troppo rapidamente verso il cospirazionismo», dice il sociologo belga. «Piuttosto, ciò che sembra importante è che i gruppi di destra e anti-gender abbiano le risorse e le infrastrutture per far circolare discorsi e pratiche rapidamente e attraverso i confini. Questa capacità transnazionale consente loro di raggiungere attivisti contrari alle misure anti-Covid e altri potenziali alleati. In questo senso, le campagne anti-gender funzionano come un fenomeno plastico e transnazionale: si adattano a contesti e pubblici diversi».