I grassi idrogenati sono tra gli ingredienti più discussi degli ultimi decenni nel campo dell’alimentazione e della salute. Spesso vengono confusi con i grassi trans o ritenuti completamente vietati, ma la realtà è più complessa.
In questo articolo analizziamo in modo chiaro cosa sono i grassi idrogenati, perché rappresentano un rischio per la salute e dove si trovano ancora oggi, con l’obiettivo di aiutare il consumatore a fare scelte più consapevoli.
I grassi idrogenati derivano da un processo industriale chiamato idrogenazione, utilizzato per trasformare oli vegetali liquidi in grassi solidi o semi-solidi. Questo avviene aggiungendo idrogeno agli oli ad alte temperature, spesso in presenza di catalizzatori metallici.
L’obiettivo dell’industria alimentare è ottenere grassi:
- più stabili nel tempo
- meno soggetti all’irrancidimento
- più economici
- adatti a prodotti da forno e alimenti ultra-processati
Grassi idrogenati e grassi trans: qual è la differenza
Uno degli errori più comuni è considerare grassi idrogenati e grassi trans come sinonimi. In realtà:
- l’idrogenazione parziale produce grassi trans
- l’idrogenazione completa riduce i trans ma genera comunque grassi innaturali
Su Ambientebio abbiamo approfondito più volte il tema dei grassi trans, spiegando perché sono considerati tra i più dannosi per il sistema cardiovascolare.
Perché i grassi idrogenati fanno male alla salute
Numerose evidenze scientifiche collegano il consumo regolare di grassi idrogenati a diversi effetti negativi:
- aumento del colesterolo LDL
- riduzione del colesterolo HDL
- maggiore rischio di malattie cardiovascolari
- aumento dell’infiammazione cronica
- alterazioni del metabolismo lipidico
L’Istituto Superiore di Sanità sottolinea come la qualità dei grassi assunti sia un fattore chiave nella prevenzione delle patologie croniche.
Dove si trovano ancora i grassi idrogenati
Nonostante le restrizioni normative, i grassi idrogenati sono ancora presenti in molti prodotti industriali, soprattutto quelli a basso costo.
Tra gli alimenti più comuni troviamo:
- merendine confezionate
- biscotti industriali
- snack salati
- prodotti da forno pronti
- alcune margarine
- cibi da fast food
Approfondiamo questo tema anche nell’articolo dedicato ai grassi trans negli alimenti industriali, dove spieghiamo come riconoscerli nella vita quotidiana.
Come riconoscere i grassi idrogenati leggendo l’etichetta
L’unico vero strumento di difesa per il consumatore è la lettura dell’etichetta.
Le diciture da evitare sono:
- oli vegetali idrogenati
- grassi vegetali idrogenati
- oli parzialmente idrogenati
Secondo il Ministero della Salute, la riduzione dei grassi industriali è una delle principali strategie di prevenzione alimentare.
I grassi idrogenati sono vietati in Europa?
L’Unione Europea ha introdotto limiti severi sui grassi trans industriali, ma i grassi idrogenati non sono completamente vietati se l’idrogenazione è totale.
Questo significa che alcuni prodotti possono ancora contenerli legalmente, pur non essendo ideali dal punto di vista nutrizionale.
Alternative più sane ai grassi idrogenati
Eliminare i grassi idrogenati non significa eliminare i grassi dalla dieta, ma scegliere quelli giusti.
Le alternative migliori sono:
- olio extravergine di oliva
- oli spremuti a freddo non raffinati
- burro di qualità in quantità moderate
- alimenti poco processati
Una guida utile è anche il nostro approfondimento su grassi buoni e grassi cattivi, per orientarsi meglio tra le scelte quotidiane.
Conclusione: consapevolezza prima di tutto
I grassi idrogenati rappresentano uno dei simboli dell’alimentazione industriale moderna: pratici, economici, ma lontani dalla fisiologia umana.
Imparare a riconoscerli, limitarli e sostituirli con grassi più naturali è una scelta concreta che può fare la differenza nel lungo periodo, soprattutto per la salute cardiovascolare.
Informarsi è il primo passo verso un’alimentazione davvero consapevole.



