Con Edoardo (Dado) Boncinelli se ne è andata una delle intelligenze davvero più taglienti e competenti che io abbia conosciuto, e un amico, al quale ero affezionato (anche se ci vedevamo assai di rado e mai forse da almeno un decennio). Le informazioni biografiche sono riportate tutte nei necrologi, così come la sua vis polemica e l’impegno intellettuale e divulgativo. Ma non, forse, il modo in cui era tutto quello che era, in una persona unica: una formidabile scienziato, un erudito e abrasivo intellettuale, una testa indipendente, un tenero marito e padre, e un simpatico e sincero amico. Continua a venirmi in mente, quasi ogni giorno per ora.
Dado è stato un biologo molecolare di fama internazionale. Insieme ad Antonio Simeone, lavorando all’Istituto di Genetica e Biofisica di Napoli, hanno ottenuto e pubblicato risultati entrati nella storia della biologia. Qualcuno dice da Nobel. In effetti, hanno trovato per primi anche nell’uomo i geni omeotici, che controllano lo sviluppo dell’architettura del corpo degli animali, e che erano giù conosciuti in Drosophila. Questa è stata una scoperta sensazionale, ma quando fu dato il Nobel agli scienziati che avevano concettualizzato e studiato per primi quei geni, ci si fermò agli studi su animali e si ritenne che averli trovati nell’uomo fosse stato un lavoro un “po’ meno originale anche se un virtuosismo tecnico”. Sta di fatto che la copia Boncinelli-Simeone fu per anni nota e citata in tutto il mondo della genetica dello sviluppo. Ricordo un’edizione di SpoletoScienza a metà anni Novanta circa, in cui erano presenti sia Boncinelli sia Gerald Edelman, un gigante della scienza e premio Nobel, immunologo e neuroembriologo. Questi tesseva elogi sperticati di Dado e lo citò nella conferenza riferendosi precisamente ai suoi studi, anche se non si erano praticamente mai incontrati prima.
L’ho conosciuto intorno al 1990 e diventammo rapidamente amici. Era impossibile resistere al suo fascino intellettuale e umano: dovevi però avere un po’ di pazienza per accorgerti che la sua scostanza al primo impatto, era una scorza molto sottile. A me stava simpaticissimo e non mi pareva vero di essere trattato alla pari da un pezzo così scientificamente grosso. Quando transitava da Roma, nei primi anni Novanta, andavamo talvolta a pranzo insieme – voleva portami in ristoranti dove a quel tempo avrei rischiato la povertà pagando il conto. Ma lui era un gran gourmet e cercava esperienze culinarie sofistiche da condividere… per cui pagava lui. Alle cene preparate dal filosofo della scienza Roberto Cordeschi, per la prima mezz’ora si confrontavano su ristoranti iperstellati in Italia e nel mondo.
Ricordo due o tre sue conferenze, sui geni omeotici, che erano sempre incantevoli: il tono rilassato di chi padroneggia l’argomento come stesse guidando l’auto che usa da sempre e quasi conosce da sola le strade, la cadenza toscano-napoletana, lo humor freddo, la creatività terminologica, le citazioni, l’enfasi sugli aspetti genetico-evoluzionistici, etc. Mi resi conto nel corso degli anni Novanta che si stava stancando di fare lo scienziato al bancone del laboratorio e cominciava a divertirsi molto di più a scrivere e parlare a un più largo e più laico pubblico. Per qualche tempo provò a tenere il piede nella due scarpe, ma via via i lacci crescenti della politicizzazione e burocratizzazione della ricerca diventavano intollerabili per il modo in cui sapeva che si fa scienza. Poi c’erano per le sue fragili capacità diplomatiche. Del resto, stava diventando una star nazionale come esperto e scrittore di scienza
Dado era tanto affettuoso nei rapporti a tu per tu, quando poteva essere ruvido nei contesti allargati. I pranzi o le conferenze in cui diceva cose (mai giudizi preconcetti) abrasive nei riguardi di intellettuali anche famosi e presenti, soprattutto filosofi, li ricordo con gran divertimento. Anche una cena durante la quale un celeberrimo fisico si lanciò in una filippica contro gli ogm: senza alzare la testa piatto commentò “da sempre penso che i fisici non capiscono una minchia di biologia”. Gelo (come tutti sanno lui era cresciuto fisico alla corte di Giuliano Toraldo di Francia). I filosofi erano il suo bersaglio preferito, come in un tiro con le freccette, mirava e colpiva quasi sempre il centro. Mi divertivo, ma gli dicevo anche: ma come fai a scrivere libri con filosofi che impallini tutti i giorni? Eeeh, sai, tutto sommato io mi diverto, rispondeva.
Il suo rapporto con la filosofia lo hanno capito in pochi, tra questi di sicuro i suoi amici che più ho conosciuto, cioè Giulio Giorello, Umberto Bottazzini e Sandro Modeo. Dado conosceva la filosofia, aveva letto e studiato alcuni filosofi che riteneva a lui congeniali. Soprattutto gli analitici e i filosofi della mente. Una volta mi disse che voleva scrivere un libro intitolato Kant che ti passa. La mia risposta fu che Kant poteva cantare solo dei requiem e ne nacque una simpatica discussione, dove lui non improvvisava nel ragionare su Kant.
È stato scritto che vedeva la filosofia come inutile o superflua. Vero, ma fino a un certo punto. Era uno scientista nel senso in cui il termine era usato dai positivisti francesi (tra cui divcersi filosofi) nella seconda metà dell’Ottocento: oggi “scientista” è un insulto, e nessuno affermerebbe di esserlo (ma con Dado pensavamo che fosse l’idea in cui meglio ci riconoscevamo entrambi). La filosofia che lui detestava era quella che pretende di spiegare o interpretare le idee scientifiche, quella che si inventa mosca cocchiera. Quando in realtà non è neppure una mosca, ma cerca solo di convincere sé stessa e gli altri di esserlo. Se la filosofia sta al suo posto, c’è spazio per tutti. La scienza è un’altra cosa e nel mostrare che cosa questo significa anche sul piano filosofico, Boncinelli è stato un maestro unico un Italia.
Per evitare di contarli, ho chiesto a ChatGPT quanti libri ha pubblicato: oltre 50 e ben più di 60, ma non calcolabili dice la macchina, considerando dialoghi, interventi, etc. Mi ha anche fornito una imprecisa ma utile tassonomia suddivisa per decenni e genere. Ho constatato che ne ho letti circa metà e ho scritto recensioni sulla metà di quella metà: tranne quelli scritti con Giorello e Bottazzini, quelli fatti con filosofi li ho ignorati per principio. Una ventina sono davvero geniali, anche quelli sulla mente e la coscienza, un argomento che però ci vedeva divisi sul piano filosofico-scientifico. Il modo in cui ragiona di genetica, sviluppo ed embrioni (a anche dal punto di vista etico), evoluzionismo, fisiologia, cervello, psicologia sociale, estetica, sesso, religione, ricerca scientifica, natura e statuto civico della scienza, e potrei fare un lungo elenco è sempre intrigante. A volte superbo. Poi scriveva da dio. E coltivava tante passioni più o meno a margine.
Mi è difficile immaginare Dado senza Angela, sua amatissima complice, al fianco. Sempre lo spalleggiava con altrettanto visibile amore. Si parlava proprio di tutto con lui, dei nostri figli spesso, di politica della scienza, di salute, delle vacanze, etc. Per diverso tempo mi mancheranno le sue occasionali telefonate, soprattutto nella tarda mattina della domenica, dopo che aveva letto qualche mio pezzo su Domenica del Sole24Ore, a volte per dirmi che era d’accordo, a volte per chiedermi cosa volessi dire in qualche passaggio ambiguo, a volte per commentare “io però non sono tanto d’accordo con quello che dici, per me…”.