Nel mondo, più di 21 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni ogni anno rimangono incinte nei paesi a basso e medio reddito e per il 50% sono gravidanze non pianificate. Nel 2021 si stima che oltre 12 milioni di adolescenti tra i 15 e i 19 anni e 499mila tra i 10 e i 14 anni abbiano partorito a livello globale. La gravidanza precoce comporta tutta una serie di rischi importanti per la salute: tassi di infezione più elevati, nascite premature e complicanze dovute ad aborti non sicuri. La gravidanza in età adolescenziale continua a essere una delle sfide di salute pubblica più importanti a livello mondiale, e infatti rappresenta la principale causa di morte tra le giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni.
La notizia positiva è che a livello globale il tasso di fertilità adolescenziale è diminuito negli ultimi vent’anni, passando dai 64,5 del 2000 ai 41,3 del 2022. Anche se con importanti differenze tra le diverse aree del Pianeta: il declino più significativo si è registrato nei paesi dell’Asia meridionale.
Oms: le nuove linee guida
L’Organizzazione mondiale della sanità recentemente ha pubblicato le nuove linee guida sulla prevenzione delle gravidanze precoci, volte a rafforzare le azioni di contrasto e protezione delle giovani nei Paesi a basso e medio reddito. Gli obiettivi rimangono gli stessi dell’edizione del 2011, ovvero fornire indicazioni normative basate su evidenze scientifiche sugli interventi per migliorare la morbilità e la mortalità adolescenziale, riducendo le probabilità di gravidanze delle minorenni e dei conseguenti esiti negativi sulla salute. Per raggiungerli è necessario identificare interventi efficaci per prevenirle, agendo su fattori quali i matrimoni precoci, i rapporti sessuali coercitivi, l’aborto non sicuro, l’accesso ai contraccettivi e ai servizi di salute materna da parte degli adolescenti. L’intenzione è anche quella di fornire un quadro di riferimento per i decisori politici dei paesi e i responsabili dei programmi per indirizzarli nella scelta di quelli più appropriati per le esigenze specifiche dei contesti sociali.
«Le gravidanze precoci possono avere gravi conseguenze fisiche e psicologiche per ragazze e giovani donne, e spesso riflettono disuguaglianze profonde che limitano la loro capacità di decidere sulle proprie relazioni e sulla propria vita», spiega Pascale Allotey, direttrice della Salute sessuale e riproduttiva dell’Oms e del Programma speciale delle Nazioni Unite in Riproduzione umana (HRP). «Affrontare questo problema significa creare le condizioni perché le ragazze possano prosperare: rimanere a scuola, essere protette dalla violenza, accedere a servizi che rispettino i loro diritti e avere vere possibilità di scelta sul proprio futuro».
La gravidanza precoce è un fenomeno complesso, non solo biologico, ma un intreccio di vulnerabilità, fattori sociali, culturali ed economici, che va ben oltre la dimensione sanitaria.
Le gravidanze delle giovanissime non sono un frutto del caso: matrimoni anzitempo e forzati, tuttora diffusi in molte comunità e spesso visti come una sorta di protezione per le ragazze o una strategia economica per le famiglie, sono tra i fattori che le alimentano. Così come la violenza sessuale e la coercizione, una piaga silenziosa che colpisce migliaia di adolescenti ogni anno. A questo si aggiungono la mancanza di educazione sessuale e la scarsa disponibilità di informazioni sui metodi contraccettivi, a cui circa il 60% delle ragazze nei Paesi a basso reddito, secondo il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione UNFPA, non ha accesso. E anche le pressioni sociali ed economiche, che trasformano la maternità in giovane età in una sorta di “via obbligata”. Combattere questo fenomeno significa garantire alle ragazze il diritto di scegliere e investire in educazione sessuale, accesso a servizi di salute sessuale e riproduttiva e politiche di contrasto alla violenza e alla discriminazione di genere.
Un futuro possibile
Affrontare il tema delle gravidanze delle minorenni non è solo una questione di salute pubblica. È una battaglia per i diritti umani, per l’equità di genere, per lo sviluppo sostenibile. Dare alle ragazze l’opportunità di crescere, studiare, scegliere il proprio destino è un dovere collettivo – e un investimento sul futuro delle nostre società. L’abuso sessuale su minori e la violenza da parte del partner aumentano il rischio di gravidanze indesiderate. Si stima che 120 milioni di ragazze sotto i 20 anni abbiano subito qualche forma di contatto sessuale forzato. Allo stesso modo, la prevalenza globale stimata di violenza fisica o sessuale da parte di un partner nei confronti di ragazze tra i 15 e i 19 anni che hanno avuto almeno un partner è del 24% nel corso della vita e del 16% nell’ultimo anno, con ampie variazioni a seconda della regione. Questi abusi sono profondamente radicati nelle disuguaglianze di genere; colpiscono più frequentemente le ragazze rispetto ai ragazzi, sebbene anche molti ragazzi ne siano vittime.
I 5 punti chiave dell’Oms
- Estensione dell’istruzione secondaria: l’istruzione è riconosciuta come uno dei principali fattori protettivi contro la gravidanza precoce. Secondo le stime Oms, garantire l’accesso universale all’istruzione secondaria potrebbe ridurre i matrimoni precoci fino a due terzi.
- Accesso a servizi di salute sessuale e riproduttiva integrati e confidenziali: è essenziale che gli e le adolescenti possano accedere a opzioni contraccettive moderne, a consulenze qualificate e a cure prenatali, postnatali e abortive sicure, senza ostacoli legali, sociali o culturali. In molti paesi, il requisito del consenso parentale rappresenta una barriera significativa all’accesso ai servizi.
- Educazione sessuale completa (CSE): la CSE è un elemento centrale per consentire a ragazze e ragazzi di conoscere il proprio corpo, comprendere il concetto di consenso e sviluppare competenze per prendere decisioni informate. Evidenze robuste mostrano che la CSE ritarda l’inizio dell’attività sessuale, riduce il numero di partner e aumenta l’uso della contraccezione.
- Prevenzione del matrimonio precoce: l’Oms raccomanda leggi coerenti con gli standard internazionali per vietare il matrimonio al di sotto dei 18 anni, e programmi comunitari che coinvolgano famiglie, leader religiosi e insegnanti nella prevenzione della pratica.
- Incentivi economici per la frequenza scolastica: per le ragazze più vulnerabili, si suggerisce l’adozione di misure di protezione sociale, come sussidi o borse di studio condizionate al completamento del ciclo secondario, che possano fungere da alternativa concreta al matrimonio o alla maternità precoce.
Cosa avviene nei paesi industrializzati
La questione delle gravidanze precoci non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo, ma anche i Paesi industrializzati, come gli USA, l’Europa, la Gran Bretagna. In Italia, secondo fonti ISTAT e UNICEF, nel 2012 le nascite da madri con meno di 18 anni sono state lo 0,4% (2.142) del totale delle nascite (534.186), un dato che sale all’1,64% se consideriamo le madri di età inferiore ai 20 anni.
La realtà italiana
In Italia, le gravidanze adolescenziali hanno uno dei tassi di maternità tra i più bassi d’Europa. Nel 2023, secondo l’ISTAT, sono state 10.553 quelle sotto i 22 anni, 771 quelle di minorenni e 30 quelle sotto i 16 anni. Dal 2013 fino al 2022, quelle under 16 sono state in costante diminuzione, ma ora hanno ripreso a crescere lentamente. Le Regioni che hanno registrato il maggior numero di nascite sono Sicilia (480), Campania (318) e Lombardia (209). Da notare che in Val d’Aosta non c’è ne è stata neanche una e in generale le regioni montane hanno numeri molto inferiori, come per esempio il Trentino Alto Adige dove sono state 16.
In genere, anche in Italia, sono ragazze che hanno abbandonato il percorso scolastico, talvolta già alle medie; numerose quelle che non studiano e non lavorano. Molto spesso provengono da situazioni familiari difficili, dove i maltrattamenti fisici, psicologici e anche economici sono frequenti, e talvolta sono vittime di veri e propri abusi sessuali sin da piccole. In molti casi sono nuclei disgregati dove è frequente il consumo di droghe o alcool.
«Nella società attuale una gravidanza prima dei 22 anni è inusuale, mentre fino a cinquant’anni fa era la norma», spiega Alessandro Albizzati, neuropsichiatra, direttrice della Struttura complessa di neuropsichiatria infantile, ASST Santi Paolo e Carlo, Milano. «E tale si è mantenuta in alcune aree dell’Italia del Sud, dove non ha quelle caratteristiche allarmanti come invece percepiamo, per esempio, a Milano, e che si connota per minori che vanno precocemente incontro a atti sessuali. Spesso sono in un ambito ricattatorio e dove la relazionalità con ragazzi particolarmente incompetenti e a volte aggressivi diventa pericolosa per le giovanissime».
Dal 2007 a Milano presso l’ASST Santi Paolo e Carlo è attivo il S.A.G.A., Servizio di Accompagnamento alla Genitorialità in Adolescenza. È l’unico in Italia che si occupa di sostenere le giovani con meno di 22 anni e i loro compagni durante il percorso della gravidanza e prosegue dopo il parto. In questi anni sono stati intercettati oltre 500 casi e di questi 350 quelli trattati. Nel 2019 è diventato operativo il secondo polo ambulatoriale Milano Città Metropolitana presso l’Ospedale San Carlo Borromeo e questo ha contribuito ad aumentare le giovani assistite in generale; da sottolineare che nel 2024 l’incremento delle giovanissime,14 e 15 anni, è stato rilevante: più 300% rispetto al 2022.
Fonte SAGA maggio 2025
«Le ragazze che arrivano al nostro Centro hanno già un progetto di maternità e hanno deciso di tenere il bambino», spiega Margherita Moioli, referente del servizio SAGA. «Quasi come se il loro fosse un tentativo di conquistare un’autonomia che non potrebbero raggiungere attraverso la scuola o il lavoro. Ma anche un modo per colmare il loro vuoto affettivo con un bambino». Le giovani vengono inviate al Centro dagli ambulatori di ostetricia, dai consultori, dalle assistenti sociali o magari consigliate da amiche.
«Il percorso consiste in una presa in carico della giovane della durata di tre anni, ma che viene prolungata nel caso di giovanissime o se ancora minorenni», continua l’esperta. «Il percorso parte dal momento in cui arriva al servizio e continua in tutta la fase della gravidanza, perché siamo in un arco di tempo in cui è possibile fare ancora molto per renderle consapevoli. Nel nostro Centro mettiamo in atto diverse strategie, in particolare con il progetto “In Bloom”, e grazie alla collaborazione di educatori sosteniamo le giovani nel proseguire la scuola, trovare un lavoro; viene anche fatta educazione finanziaria per renderle consapevoli e indipendenti. Dopo il parto le aiutiamo a prendersi cura del bambino e sono supportate economicamente attraverso la collaborazione con i progetti del Banco alimentare di Terre des Hommes. Gli aiuti che forniamo, di tipo sia educativo che economico, sono condizionati dal rispettare un patto: la giovane deve prendersi carico del progetto che la coinvolge e comprendere che c’è un investimento su di lei; se non lo rispetta dopo qualche tentativo è fuori dal gioco. Di fatto sosteniamo due minori, la mamma e il suo bambino».