Pubblicato il 20/06/2025Tempo di lettura: 4 mins
Giulio Alfredo Maccacaro è stato uno dei più importanti protagonisti del profondo cambiamento che ha investito la scienza e la medicina negli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Il suo è stato un contributo che ha ribaltato il modo di intendere e operare nella scienza, ripensandone il ruolo, lo statuto, gli strumenti, le interazioni, le finalità.
Partigiano, scienziato, medico, direttore dell’Istituto di Biometria e Statistica medica della facoltà di Medicina dell’Università statale di Milano, fondatore e animatore di riviste (dalla nuova serie di Sapere a Epidemiologia e Prevenzione) e collane editoriali (“Medicina e potere”), Maccacaro è stato uno studioso militante. È stato promotore di un movimento di lotta per la salute, “Medicina Democratica”, partecipe di numerose esperienze che hanno posto la questione della salute all’interno della più ampia e differenziata conflittualità degli anni Settanta.
In più modi si è impegnato nella messa in discussione di una scienza medica che non riconosceva l’essere umano come soggetto libero e consapevole; per restituire soggettività al paziente; per rintracciare le cause reali all’origine del malessere e della malattia, i fattori socio-ambientali legati alle condizioni di vita e di lavoro; per liberare la scienza dai condizionamenti del potere; per rifondare una medicina aperta alla realtà sociale, improntata alle istanze di uguaglianza e libertà.
Maccacaro è stato un punto di riferimento per più di una generazione di medici e scienziati; ha dato vita in Italia a un nuovo approccio all’epidemiologia, si è speso nella lotta contro la nocività ambientale, ha improntato di profonda umanità tutto il suo operato intellettuale, professionale e culturale, ha incarnato un modello di scienza per e con l’essere umano.
Uomo di scienza, riconosciuto a livello internazionale per le sue innovative ricerche, Maccacaro non abbandonerà mai il terreno del metodo e delle acquisizioni scientifiche, a cui fornirà un fondamentale apporto, in specie nel campo della biometria e della statistica medica. Al contempo e con sempre più consapevolezza politica nel corso degli anni, egli si adopera per far emergere il profondo nesso esistente tra la scienza e il potere, rifiutando l’acquiescenza della prima ai modi e ai meccanismi del secondo; svelando i rapporti sociali alla base della conoscenza e della produzione scientifico-medica.
La vasta produzione scientifica di Maccacaro e il suo impegno civile e politico si inquadrano nella stagione storica degli anni Sessanta e soprattutto Settanta, in cui il cambiamento non solo era pensabile, ma si ebbe concretamente. Investì la scienza e la medicina, con le loro diverse discipline, e al fondo i rapporti sociali di produzione e riproduzione, le relazioni interindividuali, l’interazione con l’ambiente, i nessi tra diritti, doveri e bisogni, la produzione e i contenuti dei saperi. Si trattò di una trasformazione che coinvolse l’organizzazione del lavoro e l’intero assetto sociale, investendo principi e valori, le condizioni di vita delle persone, i rapporti di forza tra le classi e quelli di potere tra donne e uomini; mutando gli spazi e la grammatica della vita collettiva.
Maccacaro è stato al centro di questo profondo cambiamento della realtà, ha saputo coglierne tutte le potenzialità, ha saputo promuoverlo in molti ambiti scientifici, ha saputo interpretarlo politicamente affinché coinvolgesse realmente tutti gli esseri umani. La sua analisi di classe della medicina è stato il fondamento di una sfida alla scienza medica ufficiale e, al contempo, dell’elaborazione di un sapere medico-scientifico volto a contrastare le disuguaglianze e a promuovere una società giusta e libera.
Da qui la convinzione che nel caso di Maccacaro non solo ci si possa esprimere nei termini di un’importante eredità, troppo spesso dimenticata, ma anche in quelli di una inattuale attualità: quella di un pensare e di un agire capaci tanto di andare controcorrente, di produrre elaborazioni ed esperienze altre; quanto di collocarsi nell’orizzonte di un progetto di emancipazione sociale e di liberazione umana collettiva.
Gli scritti di Maccacaro, che vengono ripubblicati per Pgreco, risalgono al periodo più fervido e maturo della sua attività, 1966-1976, oltre che agli anni di maggiore rivolgimento della società italiana. Si tratta di scritti che spaziano dalla biometria, alla critica della scienza, ai problemi dell’ambiente e della popolazione, alla politica sanitaria; esiste un filo rosso che lega uno scritto all’altro, in uno stile sempre accurato e incisivo. Scritti che restano “aperti”, rivolti cioè a un presente e a un futuro dove, come scrisse il suo stretto collaboratore Giorgio Bert, sia possibile scommettere sul cambiamento.
Le sfide poste allora restano a tutt’oggi centrali: la riformulazione di un progetto culturale e politico che rimetta la salute – e i servizi collettivi, universalistici e democratici di welfare – al centro del cambiamento sociale. E, con essa, la garanzia e l’effettività dei diritti fondamentali, il benessere, la qualità della vita personale e collettiva, il soddisfacimento di antichi e nuovi bisogni, la dignità umana e sociale, la solidarietà, i presupposti del vivere comune.
Come Maccacaro scrisse nei primi anni Settanta: «Decidere quale posto spetti alla salute in una scala di priorità è un atto che qualifica non tanto, funzionalmente, un servizio sanitario quanto, politicamente, una società». Ed è in questa direzione occorrerebbe proseguire.
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