Dal 1980 al 2024, gli Stati Uniti hanno subito poco più 400 eventi classificati come disastri climatici e meteorologici. Solo dal punto di vista economico, questo ha avuto un costo di oltre 2900 trilioni di dollari, secondo i National Centers for Environmental Information della NOAA.

In piena coerenza con la negazione della realtà, sia fattuale che scientifica, Trump e la maggioranza repubblicana hanno approvato a inizio luglio il Big Beautiful Bill (BBB), dove sono contenuti tagli agli investimenti per la transizione ecologica. La decostruzione dell’Inflaction Reduction Act (IRA) di Biden e dei democratici è iniziata. L’atto rimuoverebbe sostanzialmente tutti i crediti fiscali per l’energia rinnovabile, i veicoli elettrici e le altre tecnologie “pulite” che erano centrali nell’amministrazione precedente e che avevano già prodotto benefici diffusi, anche negli stati repubblicani.

Carbon Brief ha esaminato gli impatti sulle emissioni di gas serra del BBB, grazie all’analisi dei modelli del Princeton University REPEAT Project. Le emissioni statunitensi diminuiranno solo del 3% entro il 2030, invece che del 40% (rispetto ai livelli attuali). Rispetto al 2005, le emissioni sarebbero più basse del 20%. L’obiettivo fissato dal Congresso precedentemente era invece di tagliare del 50-52% le emissioni rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030.

grafico impatto sulle emissioni del big beautiful bill di trump

Questo comporterebbe un deficit di circa 2 miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra. cioè tanto quanto «la produzione annuale dell’Indonesia, il sesto maggiore emettitore mondiale». E 7 miliardi di divario rispetto agli Accordi di Parigi, sempre entro il 2030. L’impatto economico sarebbe di 1,6 trilioni di dollari di danni climatici, basandosi sulla definizione più recente del “costo sociale del carbonio” dell’EPA.

Per ottenere le agevolazioni previste dall’IRA, il BBB prevede che i progetti debbano iniziare entro il prossimo anno invece che fino al 2034, tagliando fuori così tutti quelli che verranno dopo. Secondo l’analisi si registreranno 29 gigawatt in meno di nuova capacità solare e 43 in meno di nuovo eolico per il 2030; numeri che saliranno a 140 gigawatt di solare in meno e 260 di eolico in meno già al 2035. La speranza è che è improbabile, scrive Carbon Brief, che tutta la capacità rinnovabile venga sostituita dal fossile, visto che ormai sono anni che il mercato e lo sviluppo tecnologico vanno nella direzione opposta. Solo per nucleare e geotermico si mantengono i crediti fiscali, ma fino al 2036; tra l’altro queste tecnologie sono quelle che richiedono più tempo per essere implementate.

Di seguito il grafico con dati dell’Energy Information Administration sulle emissioni di gas serra per il settore energetico e il grafico dell’evoluzione delle fonti energetiche americane.

Tutto ciò avrebbe un impatto negativo nelle bollette degli americani.

REPEAT stima che i costi energetici domestici probabilmente saranno $165 più alti nel 2030 e più di $280 più alti entro il 2035. […] Senza crediti fiscali per incentivare la costruzione di nuova capacità di generazione, i prezzi dell’elettricità residenziale dovrebbero aumentare del 7% entro il 2026, per il cliente statunitense medio, secondo l’analisi condotta per l’organismo commerciale Clean Energy Buyers Association. […] Nello stato del Wyoming, la stessa analisi ha trovato che i prezzi dell’elettricità potrebbero aumentare fino al 30% nel prossimo anno.

Il BBB prevede l’abbattimento di crediti fiscali anche per l’acquisto di veicoli elettrici fino a 7500 dollari, cosa che, come noto, ha sancito la rottura tra Trump e Musk.

In California, per esempio, la tabella di marcia prevedeva un 35% di nuove auto vendute elettriche entro il prossimo anno, quota che doveva salire al 68% nel 2030 per arrivare a un totale di auto vendute elettriche entro il 2035. Ma, come si legge su Al Jazeera, «Trump ha sostenuto che gli standard della California avrebbero ostacolato l’industria automobilistica statunitense e limitato la scelta dei consumatori». «Sotto l’amministrazione precedente, il governo federale ha dato ai radicali di sinistra della California poteri dittatoriali per controllare il futuro dell’intera industria automobilistica in tutto il Paese – anzi, in tutto il mondo», dice Trump. In barba a queste farneticazioni, già altri diciassette stati americani hanno adottato obiettivi nell’automotive simili a quelli californiani.

In aggiunta, il Congressional Budget Office (cioè l’ufficio parlamentare di bilancio USA) stima un ulteriore impatto sociale negativo del BBB, come riassume Wall Street Italia: il 10% più ricco della popolazione vedrà un aumento medio del reddito disponibile del 2%, mentre il 10% più povero vedrà una riduzione del 4%, soprattutto per colpa della riduzione delle tutele sanitarie e alimentari.

Nel rendicontare le malefatte di The Donald, è sempre doveroso dare voce alla comunità scientifica americana, che continua a reagire ai tagli e ai licenziamenti, per quanto possibile. Il 21 luglio 2025, scrive Science, circa 150 dipendenti della National Science Foundation hanno denunciato le misure dell’Amministrazione trumpiana per aver «politicizzato la scienza federale e reso il Paese meno competitivo». Il giornale ricorda che, precedentemente, lettere di protesta sono arrivate anche da oltre 480 scienziati dei National Institutes of Health, da quasi 280 dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e recentemente anche da oltre 280 scienziati ed ex scienziati della NASA.

Quando finirà lo sfascio?